domenica 23 dicembre 2007

Un post differente per il Natale

Chi mi conosce, sa che le sparate di certi "professorini" mi innervosiscono parecchio (si lo ammetto sono un saccentino pure io).

Sento parlare di lobby omosessuale da una parte e di chiesa retrograda dall'altra.

Eppure il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto chiaro:



2358

Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.


Ho volutamente tralasciato l'articolo precedente e il seguente.

Chi è interessato all'argomento li può cercare e leggere con attenzione, poi ne riparliamo :-)

venerdì 21 dicembre 2007

Aggiornamento sul Consiglio Nazionale

Ringrazio l'On. Tabacci che ha reso disponibile sul suo sito il testo del suo discorso.



Lo trovate nel post del 18 Dicembre

E’ IL DISONESTO CHE DEVE AVERE PAURA DEGLI ONESTI

Ricevo dall'amico Cosimo questa riflessione che pubblico integralmente:

Carissimi amici, (e sottolineo "carissimi" e "amici", perché tali siete per me),
come vedete sono tornati alla carica....

Nulla di nuovo sotto il sole.soliti nick(che fantasia...,almeno cambiatelo)e solite 2-3 persone.
(mi riferisco alle “intrusioni” all’interno del sito dell’Onorevole Carlo Giovanardi (
www.carlogiovanardi.it) , capofila di noi Popolari Liberali).

Mi ricorda un pò come fanno nei blog cattolici quelli dell'uaar: si organizzano(tu qua tu là,tu da tornielli, tu su "totus tuus", tu vai da magister) per tentare di confondere e seminare zizzania,divisioni,menzogne ed errori.

ma,avanti con fiducia.

nella politica(come nella VITA SPIRITUALE) bisogna preoccuparsi quando NON si incontrano ostacoli.
sicché,senza-CREDETEMI- nessun disprezzo ma anche ridimensionando la cosa direi: è normale, robetta,avversari invidiosi..Punto.

Ho menzionato la zizzania,prima. e mi son ricordato dell'acida accusa (leggo dai giornali) del professorino integralista,già(o lo è ancora?)delfino del professore che parla otto lingue(poliglotta si, e pure coltissimo,ma incapace a controllare l'onestà dei regionali e provinciali,non dico degli iscritti) .
Dicevo, il delfino con gli occhiali ha affermato :"ormai è chiaro a tutti: c'è chi lavora per il partito e chi si dedica a seminare zizzania" (una traduzione cattivissima potrebbe essere: C'E' CHI FA IL LECCHINO BENISSIMO E CHI, DOPO AVERLO FATTO PER ANNI, NON LO FA PIU).

Poiché c'è il detto "chi si scusa s'accusa" (e mille varianti nei vernacoli del nostro meraviglioso Paese), se io provassi a difendere qualcuno si potrebbe dire "volontè ha colpito nel segno".

Ed invece proprio no.
è cosi cristallina l'azione di giovanardi che NEPPURE LONTANAMENTE si può pensare che l'accusa fosse rivolta a lui.


invece,in effetti,la zizzania se la sono seminati fra loro: facendo apparire ridicolo,ANCORA UNA VOLTA, il partito e dando adito ai direttorini di giornale(ogni riferimento a quello con la vocina stridula,già collaboratore di lerner,già autore televisivo di una cosa che strizzava l'occhio ai guardoni. insomma ogni riferimento a lui è voluto) di farci apparire,noi CATTOLICI, dei politicanti voltagabbana e litigiosi. Il che non è. O almeno non lo è per tutti,indistintamente.


Spero che tanti italiani, soprattutto tanti sinceri cattolici,timorati di Dio, scoprano la presenza nell’agone politico dell’Onorevole Carlo Giovanardi. Tanti gia lo hanno fatto.

Ed è proprio per quello che CI TEMONO, e sono tornati ad attaccarci sul nostro forum.

Ma,nessuna paura. Perché,come è noto, E’ IL DISONESTO CHE DEVE AVERE PAURA DEGLI ONESTI, e non viceversa.

giovedì 20 dicembre 2007

mercoledì 19 dicembre 2007

Ancora sul consiglio nazionale

E' interessante questo "carteggio"... si io do ragione a Barbieri, si sa già ;-)

(da Moderatamente.com)

Caro Direttore,
chiedo ospitalità alla sua rivista per esprimere alcune analisi su quanto accaduto nel corso dell'ultimo Consiglio Nazionale dell'UdC e in riferimento a quanto dichiarato oggi dal Sen Francesco Pionati.
Avendo anch’io, come il senatore Pionati, frequentato le scuole elementari, so che non si possono sommare le patate con le pere.
Quello che però è incontestabile sono i seguenti fatti:

1. ci è stato detto dal Presidente del Consiglio nazionale, senatore Rocco Bottiglione, che la mozione della maggioranza era stata sottoscritta da 300 consiglieri nazionali: nessuno di noi ha potuto contare le firme né verificare la loro autenticità; N.d.N. ma le mozioni arrivano già firmate anche dagli assenti? (ammetto la mia ignoranza)

2. l’80% dei componenti il Consiglio nazionale vuol dire 304 persone: peccato però che i votanti siano stati 239: di questi 200 hanno votato a favore della mozione della maggioranza e 39 a favore della mozione dei popolari-liberali dell’UDC. Quindi come fa il senatore Pionati a scrivere che l’80% dei consiglieri nazionali si è espresso a favore della mozione della maggioranza? Probabilmente il senatore Pionati ed io abbiamo frequentato scuole elementari diverse;

3. per rendere ancora più chiara la questione, basta fare riferimento ai voti che il Governo deve avere nell’Aula della Camera per ricevere la fiducia: la fiducia il Governo la ottiene se a suo favore vota la metà più uno dei deputati (dal computo del totale vengono sottratti i deputati in missione; l’istituto della missione non è però previsto per i consiglieri nazionali dell’UDC);4. è fuori discussione che il segretario politico Cesa goda della fiducia del massimo organo deliberante del partito, il Consiglio nazionale: al Congresso di Aprile la fiducia era dell’86% dei delegati, al Consiglio nazionale del 17 dicembre ultimo scorso è stata del 52,6% dei consiglieri nazionali.

Da ultimo: poiché il senatore Pionati si è firmato come portavoce nazionale dell’UDC, vorrei ricordargli che anche lui, come tutti gli altri dirigenti, è stato azzerato dal segretario politico Cesa: gli consiglio, quindi, di firmarsi con la qualifica che ha, quella di senatore.

Con amicizia e stima.

Sen. Emerenzio Barbieri


La replica :

Roma, 18 dic. (APCom) -
L'azzeramento degli incarichi effettuato dal Segretario politico dell'UDC, Lorenzo Cesa, in vista del Consiglio nazionale svoltosi ieri, ha riguardato le vicesegreterie ed i responsabili dei dipartimenti.
Non vi rientravano, quindi, né la qualifica di Portavoce del partito, ricoperta dal senatore Francesco Pionati, né quella di Capo della segreteria politica, affidata al senatore Antonio De Poli, trattandosi di due incarichi fiduciari affidati direttamente dal Segretario.
Lo precisa in una nota l'ufficio stampa del partito che replica così ad Emerenzio Barbieri che si era chiesto a nome di chi parlasse Pionati visto che ancora si definiva portavoce dell'Udc nonostante l'azzeramento delle cariche.
"L'on. Barbieri, che ha sollevato una questione in proposito, è invitato ad informarsi meglio prima di parlare e - ove possibile - a trattare con maggiore sobrietà le vicende di partito soprattutto dopo l'esito politicamente inequivocabile del Consiglio nazionale di ieri", concludono da via due Macelli.

martedì 18 dicembre 2007

La mozione di Carlo Giovanardi ed il discorso di Bruno tabacci

Riporto per intero la mozione di Giovanardi presentata al Consiglio Nazionale dell'UDC ed il discorso di Tabacci:

UDC

CONSIGLIO NAZIONALE
17-12-2007

Ordine del giorno


Il Consiglio Nazionale dell’UDC


constatato
che la crisi eclatante in cui versa il Governo Prodi e la sua maggioranza che non c’è più, sta sfasciando il paese,
ribadito
il forte impegno di opposizione dell’UDC in Parlamento e nel paese e riaffermata la propria identità culturale e valoriale non negoziabile e le sue proposte programmatiche necessarie e utili per la modernizzazione del paese,

ricordato
che il compito primario per l’UDC, emerso nel III° Congresso nazionale, è quello di mandare al più presto a casa il governo Prodi, concorrere per fare una nuova legge elettorale e operare immediatamente “per andare oltre l’UDC” e costruire un forte centro nell’area moderata in alternativa alla vecchia e alla nuova sinistra,

ricordato
che l’idea di costruire i Italia una forte e larga aggregazione popolare di centro europeo (ispirata al PPE) è un’idea antica che appartiene già alla storia del CCD e del CDU e che è stata poi ribadita e fatta propria nei documenti fondativi ufficiali della Dichiarazione comune di intenti (FI, CCD e CDU) nel 2000, del Biancofiore nel 2001 e dell’UDC nel 2002,

ricordato
che, ad onor del vero, il nostro partito è stato forse il primo ad archiviare incomprensibilmente l’idea e la prassi collaborativa della Casa delle libertà e ad opporsi, altrettanto incomprensibilmente, alla proposta più volte reiterata, di una federazione di PPE in Italia tra FI e UDC,

constatato
che di fronte alla crescente litigiosità e conflittualità presente all’interno della alleanza di centrodestra, è stata lanciata la proposta imprevedibile della formazione di un nuovo grande soggetto politico popolare, che si costituisca con procedure autenticamente democratiche e che si collochi, da subito, nel Partito popolare Europeo e ne costituisca la sezione italiana,

constatato
che in Italia il tentativo di costruire un nuovo centro democratico cristiano a sinistra è clamorosamente fallito e la nascita, a sinistra, del PD rappresenta, alla fin fine, il suicidio definitivo della tradizione democratico-cristiana che va a sinistra e il tentativo mal riuscito di unificare due identità culturali sconfitte dalla storia, quella ex comunista, statalista e laicista e quella del cosiddetto cattolicesimo democratico “adulto”,

messo in risalto
che probabilmente fallirà, o è già fallito, anche il tentativo di costruire un piccolo centro consociativo e dalle “mani libere” inteso come politica “dei due forni” e luogo della mediazione infinita e impossibile, della incapacità decisionale o se si vuole del più cinico pragmatismo,

ribadito
che per difendere invece l’identità e la cultura del nostro popolo, oggi minacciate, e per modernizzare veramente il paese c’è bisogno più che mai di un grande partito popolare di ispirazione cristiana e di cultura liberaldemocratica.

impegna
il Partito ad aprire una approfondita riflessione al suo interno, in tutti i livelli periferici e nella società per affrontare insieme questa nuovo sfida culturale e politica,

ribadito
che un’identità culturale forte ed un programma altrettanto ricco e utile al paese, debba non perseguire l’autorefenzialità suicida e possa invece iscriversi pienamente nel nuovo processo politico che nasce e ne possa rappresentare anzi, la frontiera avanzata,

ribadito
che nel soggetto politico costituente vi è un ampio spazio per mettere in campo una vera riorganizzazione culturale e politica dei moderati, riformatori e dei popolari-liberali che sappia esplicare nell’azione politica una prudente sollecitudine per il bene comune e inaugurare, nel paese, una nuova ed inedita stagione di “buona politica”,

invita
il partito a studiare tutte le forme e i modi per concorrere alla formazione di un nuovo grande soggetto politico popolare, che si costituisca con procedure autenticamente democratiche, ripudiando sia la logica della “annessione” sia quella dell’”allargamento” di soggetti già esistenti e che si collochi, da subito, nel Partito Popolare Europeo e ne costituisca la sezione italiana.



Ho letto cose interessanti: il discorso di Bruno Tabacci al Consiglio Nazionale Udc del 17 dicembre


Ho letto cose interessanti in questi giorni. Ho letto Berlusconi che attacca Casini, Cesa che critica Berlusconi, Cicchitto che gli risponde che avanti così l’Udc resterà senza voti. Ed ho sentito tante volte Casini dire che questo bipolarismo va superato perché non funziona, perché dà troppo spazio alle estreme. Bene, bravo Pier Ferdinando. Sono completamente d’accordo con te.

Ti ho sentito rivendicare che dici queste cose da un anno e mezzo. Giusto, è la verità e nessuno te la può contestare. Come sono sicuro anche che tutti, tutti, ricordano qui dentro che queste cose le dicevo io già nella passata legislatura: tre anni fa? Sì. Quattro? Sì. Lo ricordate? Volete guardare qualche mia intervista del 2004? E allora ero davvero solo nel dirlo. Era difficile dirlo perché stavamo al governo e tu avevi una responsabilità nei confronti del paese, Pier, e io lo capisco. E anche Buttiglione, Tassone e diversi altri tra voi. In parte vi capivo e vi capisco.

Anch’io avevo un incarico, ero presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, sentivo su di me quella responsabilità ed ho cercato di portare a termine il mio incarico al meglio occupandomi tra l’altro del nucleare già nel 2002, della legge sul risparmio, di assetti istituzionali, ho contrastato la legge Gasparri e le leggi ad personam che sono state le principali cause della rottura del rapporto tra il Paese e quella maggioranza. E appunto tra tacere per la disciplina di partito o peggio ancora di coalizione e parlare nell’interesse del Paese – perché di fronte al Paese vedevo chiaramente che quel bipolarismo, anche con noi al governo, era lo stesso arnese inservibile che ora tu Pier giustamente condanni e vuoi archiviare – ebbene non ho avuto dubbi e non li avrei nemmeno ora: ho parlato e lo farei ancora, perché prima chiudiamo quella stagione e prima il Paese smette di arrancare.

Dal 1996 al 2006 l’Italia è cresciuta la metà dell’Inghilterra, gli inglesi del 2,84% l’anno in media, noi dell’1,40%. Siamo cresciuti mediamente un punto in meno ogni anno degli altri principali Paesi europei: e in questo decennio hanno governato gli altri ma abbiamo governato anche noi. Il tasso di attività italiano, cioè il rapporto tra forza lavoro effettiva e popolazione in età lavorativa a fine 2006 si è attestato sul 62,7% quando la media dell’Europa a 27 – comprendente dunque Paesi che fino a poco fa consideravamo quasi con snobismo – è del 70,2%. Il tasso di occupazione, cioè il rapporto tra occupati e popolazione in età lavorativa in Italia è al 58,4%, nell’Europa a 27 al 64,4%.Caro Pier credo di aver dato allora un contributo a questo Paese e a questo partito dicendo le cose come stavano. E se non ci sbrighiamo a prenderne atto non è più un problema di Udc, Pdl o Pd. E’ un problema drammatico per gli italiani.

Ora Pier non sto facendo altro che continuare su quella linea. Vedo che la stai seguendo anche tu, sei solo un po’ più indietro. Non prudente. Incerto, come due mesi fa, quando mi dicesti Pier, convinto che si stava per andare ad elezioni anticipate, che dovevamo ricucire con il Cavaliere. E io ti dissi che non mi sarei ripresentato. E allora perché dovrei tacere? Perché il Manifesto di Subiaco dovrebbe starsene zitto? Il segretario Cesa ha scritto che azzera gli incarichi perché “recenti prese di posizione, amplificate dai mass media, di autorevoli esponenti del partito, hanno annunciato adesioni individuali o collettive a nuove quanto imprecisate formazioni politiche”.Non me ne importa niente degli incarichi, anche perché Pier, come sai, non te ne ho mai chiesto uno. E infatti non l’ho avuto. In cambio ho solo preteso la libertà di svolgere il mio ragionamento politico, cercare di offrire un contributo, il mio contributo, al partito e soprattutto a quella larga fetta di italiani che ragionano col buonsenso e che vorrebbero votare al centro se solo glielo dessimo un polo di centro.

Ora Pier, dopo quella lettera di Cesa, l’azzeramento degli incarichi, la richiesta di tacere, sono io a farti una richiesta: posso ancora parlare? Il Manifesto di Subiaco che Cesa ha accolto nel documento conclusivo del congresso ha ancora diritto di parola? Non hai detto tu, solo sette giorni fa, all’Università Lateranense che un dibattito democratico nel partito è un fatto positivo? Allora, poiché voglio continuare a crederti, mi sento autorizzato a continuare a parlare. E con la stessa franchezza con cui parlavo quattro anni fa, tre anni fa, ieri, con i fatti che poi mi hanno dato ragione, oggi voglio dirti che questo partito, così com’è, è finito. E’ finito se vuole ambire davvero a rappresentare quella larga fetta di italiani che ragionano col buonsenso, è finito se vuole accettare la sfida di rinascere in qualcosa di nuovo e più grande senza più dover andare a chiedere sostegno a Berlusconi come in passato o senza dover cominciare a farlo da Veltroni per il futuro. Non è finito se finora hai scherzato Pier, se pensi che tutto sommato quella larga fetta di italiani non debba essere rappresentata da noi, se pensi che il nostro 6,7% delle ultime elezioni sia il massimo che possiamo ottenere e che di quello ci dobbiamo accontentare. Se ritieni che di più sia troppo, che poi sia faticoso chiedere ad un partito grande, capace di rappresentare un polo di centro alternativo agli altri due e di sfidarli per il governo dell’Italia da pari a pari, di lasciar parlare solo il segretario, di stare zitto, allora l’Udc non è finito. Semplicemente si consumerà giorno dopo giorno. Magari durerà un paio d’anni ancora e qui tutti continueranno a ballare sul Titanic, ma alla fine si consumerà.

Io tra queste due opzioni la mia scelta l’ho già fatta Pier: voglio dare il mio contributo perché questo Paese sia governato finalmente con buonsenso, dal centro. Tu sei il leader però e nessuno l’ha mai messo in discussione questo, per cui ora sei tu che devi scegliere.Ho letto e ti ho sentito dire più volte in televisione che vorresti che Pezzotta stesse con noi. Gli avete perfino offerto la vicesegreteria a Chianciano. Avevo pensato a uno scherzo. Pensavate che l’avrebbe accettata? E mettiamo che l’avesse accettata. Ora sarebbe azzerato. Se Luca Montezemolo decidesse di entrare in politica lo farebbe prendendo la tessera dell’Udc? Caro Lorenzo potresti azzerare anche lui. Chi entra in un partito che azzera? Eppure ho letto ancora l’altroieri Buttiglione dire alle agenzie “C’è voglia di una cosa nuova, una cosa bianca? La faremo noi, ma non sciogliendo l’Udc ma aprendola nei tempi e nei modi giusti, non a singole personalità ma a pezzi di società che guardano a noi: il mondo cattolico e il meglio del mondo dell’impresa”. Li vedo far la fila per entrare nell’Udc.Ho letto ancora ieri Ronconi dire all’Ansa che “Immaginare oggi nuove aggregazioni o confluenze con nuovi partiti, prima che sia approvata una nuova legge elettorale, significa avere la stessa vocazione dei tacchini a Natale”.

E so che spesso Ronconi parla alle agenzie per dire quello che si pensa di dire ma si preferisce che dicano altri. Perché se poi Ronconi si sbaglia domani si potrà sempre dire: che volete? Quelle cose le ha dette Ronconi.Ebbene io penso che se non ci attrezziamo da subito per costruire la Cosa nuova che serve al Paese siamo tutti tacchini natalizi. Lasceremo che ci allevino ancora un anno o due e poi arriverà il nostro Natale, quello in cui finiremo cucinati.Perché è chiaro che se noi diciamo che vogliamo solo la legge elettorale e che se ce la daranno allora probabilmente faremo la Cosa bianca, possiamo metterci in testa fin da subito che la legge elettorale non l’avremo. Veltroni e Berlusconi hanno il terrore della Cosa bianca, come ha scritto anche ieri il professor Sartori sul Corriere, e se gli diciamo che la faremo solo se ci danno la legge elettorale alla tedesca secondo voi cosa fanno, ce la danno?Ecco perché dobbiamo farla indipendentemente dalla legge elettorale Pier. Dobbiamo farla subito perché è giusto, perché è arrivato il momento di farla per le ragioni che ricordavo prima. Facendola avremo più forza per chiedere anche la nuova legge elettorale. Per farla però dobbiamo abbandonare il nostro orticello e metterci in cammino insieme ad altri per conquistare un terreno molto più grande. Accettando i rischi che questo comporta ma con la consapevolezza di fare una battaglia giusta per il Paese.

Caro Pier, come vedi non c’è nulla di pericoloso o sovversivo in questi miei consigli. Sono i consigli del grillo parlante, come mi hai definito tu una volta. Come sai il grillo parlante avrebbe dovuto essere ascoltato un po’ di più da Pinocchio. Se me lo consenti comunque più che il grillo parlante in questi anni ho fatto per te e per questo partito l’apripista. Ti ho preparato il terreno Pier, indicato la strada, limato le curve, spianato gli ostacoli, e non devi nemmeno preoccuparti se qualche volta, come capitava ad un giovanissimo e ancora sconosciuto Ingemar Stenmark quando faceva l’apripista nelle gare dei mondiali di sci, qualcuno ha provato a prenderci i tempi e si è accorto che l’apripista andava più veloce dei grandi campioni. Tu sei più giovane di me. Sei tu che ambisci a diventare il nuovo campione e ne hai tutti i mezzi. Per te, però, è arrivato il momento di correre. Quest’area a cavallo tra il Partito Democratico e il Partito di Berlusconi, a cavallo tra i due schieramenti, un’area che va da Di Pietro a Mastella ai margheritini che non si riconoscono nel partito di Veltroni, va delineata. Per questo ti chiedo, vi chiedo, di uscire da questa logica degli opposti estremismi.

Contrapporre me a Giovanardi per dire che il grosso del partito è al centro è meglio evitarlo. Anche su questo attacco a Di Pietro inviterei tutti ad uscire dalla retorica di Mani Pulite. Non c’è bisogno della caserma. Attendo risposte, ma credo che possiamo ancora lavorare assieme per aggregare voci diverse.

Scusate, mi espongo e mi sfogo

Leggo oggi commenti positivi sul discorso di Cesa.

Ora, evitando quelle che sono le preferenze personali trovate giusto che il sito noipress.it (che se non sbaglio è agenzia di stampa ufficiale dell'UDC), riporti integralmente le parole di Cesa e Casini, e solo pochi accenni delle posizioni di Tabacci e Giovanardi (che sono tutt'ora parlamentari dell'UDC)?

Trovate giusto che a tutt'oggi l'UDC non abbia cariche ufficiali al suo interno (le ha azzerate Cesa settimana scorsa o era una boutade?), come e quando verranno ristabilite?

Trovate corretto il discorso: "quando ti ho messo a capo della commissione non hai protestato ed ora che ti sto contrastando protesti?", ma dove siamo, allo scambio di favori "io ti metto lì basta che stai zitto"?

Come si spiega che una mozione presentata da circa 300 consiglieri sia poi votata da circa 200, mentre 140 consiglieri se ne erano andati e 40 votavano per l'altra, venga considerata un successo ad ampia maggioranza?

UDC: BARBIERI CONTESTA NUMERI CN, HANNO VOTATO IN 249 ASSENTI 141 MEMBRI, FALSO CHE 80% DEL PARTITO STIA CON CESA
Roma, 17 dic. - (Adnkronos) - "Il senatore De Poli, ex capo della segreteria politica dell'Udc, azzerato dall'onorevole Cesa, ha dichiarato che l'80% dei 380 consiglieri nazionali dell'Udc ha votato a favore della relazione del segretario politico. C'e' solo un piccoloparticolare: che i votanti non sono stati 380 ma 239, con 141 assenti.In tutte le assemblee politiche votano quelli che sono presenti. Non ho mai avuto traccia del fatto che vengano conteggiati anche gli assenti". Lo afferma il deputato dell'Udc, Emerenzio Barbieri, che contesta il modo con cui e' stato illustrato l'esito della votazione finale avvenuta oggi al Consiglio nazionale del partito


Questo da un segretario che accusa di personalismi e di regime Silvio Berlusconi...

Dal Blog Vaicolmambo

Peppino Caldarola ancora una volta c'è...

Mi permetto di riportare pari pari un intervento di oggi di Giuseppe Caldarola perché rispecchia in toto il mio pensiero:

La santa alleanza dei conservatori


(Peppino Caldarola) La resistenza di Fini e Casini, così come quella dei piccoli partiti, o quella dei vecchi elefanti nei partiti grandi fa capire cosa sta diventando questa nuova fase della rivoluzione italiana. Il club dei resistenti ha un solo legittimo obiettivo: primum vivere. Nessuno di loro si accorge di quanto sia logorato il rapporto fra la politica e i cittadini, di come sia urgente un cambiamento radicale. Descrivono la situazione come se fosse prodotta dalle ambizioni "inciuciste" di Veltroni, Bertinotti e Berlusconi. E' vero il contrario. E' prodotta dalla degenerazione partitica del maggioritario. E' la dittatura dei piccoli gruppi, anche nei partiti maggiori, che ha prodotto questo blocco nel rapporto fra politica e cittadini. Ciascuno dei resistenti pensa per sè. Speriamo che me la cavo, è il loro motto. Senza malanimo, vorrei dire con chiarezza che a parer mio, non se la cavano. Resta solo da scegliere non il "se" morire, ma il "quando". Per vivere bisogna rinnovarsi e rischiare.


(fonte: http://vaicolmambo.ilcannocchiale.it/)

lunedì 17 dicembre 2007

Il buono, il brutto e il Casini

Leggo questa agenzia che porto alla vostra attenzione:

UDC/ CASINI AL TERMINE DEL CN: OGGI ABBIAMO FATTO GIUSTIZIA

Roma, 17 dic. (Apcom) - "Abbiamo fatto giustizia di chi ha cercato di metterci i bastoni tra le ruote". Questo il commento del leader Udc, Pier Ferdinando Casini, all'approvazione a larga maggioranza della mozione con la quale il consiglio nazionale del partito ha condannato le iniziative delle correnti di Giovanardi da un lato e dei 'tabaccini' dell'altro.

Non so voi... ma io trovo fuori luogo un commento del genere da parte di un leader (?) di un partito democratico.
D'altronde "il sole 24 ore" di oggi 17 Dicembre 2007 inizia ad eavere anche seri dubbi sulla sua identità:

Così si era espresso il leader di An, Gianfranco Fini, a proposito di ipotesi di riforma tendenti a premiare i due maggiori partiti degli opposti schieramenti. In realtà l'obiettivo di Fini è l'amico-nemico Silvio. In un'intervista al quotidiano Libero afferma che di Silvio si può anche fare a meno, ovvero si può costruire un sistema di alleanze senza passare necessariamente per il dominus Berlusconi. Gli fa eco Gianfranco Casini «meglio il referendum- sostiene il leader dell'Udc- che scalare una montagna per poi partorire il topolino di una legge elettorale a uso proprio».

dal Consiglio Nazionale UDC/2

Non si trovano online ancora i contenuti degli interventi principali di Tabacci e Giovanardi, riporterò quindi solo qualche agenzia.

Affermazioni di Tabacci


Roma, 17 dic. (Apcom) - Bruno Tabacci invita Pier Ferdinando Casini a prendere una decisione e a muoversi verso la cosa bianca, indipendentemente dalla legge elettorale. Parlando al consiglio nazionale dell'Udc, in netto contrasto con la relazione del segretario Lorenzo Cesa che ha invece invitato ad attendere i tempi e i modi opportuni, Tabacci ha osservato: "E' arrivato il tempo di muoverci tentando di aggregare tutta la vasta area che c'è tra il Pd e il partito di Berlusconi. Dobbiamo raggrumare tutti da Di Pietro fino a Fini".
Pur criticando il tono della relazione del segretario ("non mi è piaciuto"), Tabacci si è detto convinto che quello della cosa bianca è "un lavoro che possiamo fare insieme". E rivolgendosi direttamente a Pier Ferdinando Casini: "Hai tutti i numeri per diventare il nostro campione ma è arrivato il momento di correre e di scegliere".
Tabacci ha rivendicato il fatto di continuare ad essere "l'apripista" nelle decisioni del partito: "Che questo bipolarismo fosse sbagliato io lo dicevo già dalla scorsa legislatura ma per voi era difficile dirlo perché stavamo al Governo". E rivolto direttamente a Casini: "Ora anche tu stai seguendo questa strada, ma sei solo più incerto come quando, di fronte al rischio di elezioni anticipate, mi hai detto che il problema vero era di ritrovare un accordo con Berlusconi".
"Questo partito così com'è è sfinito - ha ammonito Tabacci - se vuole rappresentare davvero quella fetta di italiani che vogliono votare al centro e se accetta di diventare qualcos'altro allora può rinascere. Altrimenti si consumerà giorno dopo giorno".
Tabacci quindi ha invitato a non aspettare la riforma elettorale per fare la cosa bianca: "Berlusconi e Veltroni hanno il terrore della cosa bianca. Quindi se noi diciamo che la faremo soltanto dopo aver ottenuto il modello tedesco, possiamo metterci in testa che non l'avremo un modello tedesco. Quindi dobbiamo farla indipendentemente dalla legge elettorale". Come in passato, "sto preparando il terreno ed ho indicato la strada e anche spianato qualche ostacolo".


Affermazioni di Giovanardi



Roma, 17 dic. (Apcom) - Carlo Giovanardi conferma la sua linea di interesse al nuovo partito di Silvio Berlusconi e la sintetizza in una mozione presentata al consiglio nazionale dell'Udc in corso in un hotel romano. "C'è la possibilità che nasca una grande costola italiana del Ppe", ha detto Giovanardi dal palco.
"A me non interessa nè Berlusconi né Casini - ha proseguito - mi interessa se riusciamo a fare un partito come quello di Aznar" perché "non mi accontento di un partito del 5-6% che vuole scegliere le alleanze dopo le elezioni". Giovanardi ha confermato di puntare alla "ricostruzione di un grande partito come la Dc: questo partito potrà essere quello annunciato da Berlusconi, quando nascerà, se ci sarà il concorso di tutti noi".
Quindi Giovanardi ha replicato al leader Udc, Pier Ferdinando Casini, che sabato scorso lo aveva accusato di tenere il sedere nell'Udc e il cuore con Berlusconi: "E' molto peggio stare col cuore lontano da Berlusconi e col sedere sulle sue poltrone", ha attaccato l'ex ministro ricordando che "nel '94 eri capolista di Forza Italia, nel '98 ci prestarono sei parlamentari per riuscire a formare il gruppo, nel 2001 con il 3,2% sei diventato presidente della Camera".

Dal Consiglio Nazionale UDC

Il discorso di Cesa

Care amiche, Cari amici,

quest’importante Consiglio Nazionale cade in una fase politica estremamente delicata, in cui si sommano almeno tre elementi di grande rilievo: le condizioni sempre più critiche della maggioranza di governo, il confronto sulle riforme, lo stato di crisi generale del Paese e di impoverimento delle famiglie, che rappresenta per l’UDC il principale motivo di allarme.

In questa situazione, come ho spiegato nella lettera che vi ho inviato qualche giorno fa, ho ritenuto necessario che il nostro partito facesse chiarezza per eliminare ogni possibile zona d’ombra sulla direzione di marcia per i prossimi mesi.

Di qui la decisione di convocare questo Consiglio Nazionale e di azzerare gli incarichi di vertice.

L’Italia ha bisogno di noi, le famiglie -sempre più vicine a condizioni di vero e proprio disagio economico- ci chiedono azioni concrete e determinate.

Noi abbiamo l’obbligo di rispondere e di non deludere le attese, ma per poterlo fare dobbiamo chiarirci una volta per tutte, senza ipocrisie: incertezze, equivoci e doppi giochi sono inammissibili perché depotenzierebbero l’iniziativa dell’UDC proprio nel momento in cui siamo nelle condizioni di ottenere successi significativi.

Amici, oggi più che mai abbiamo bisogno di muoverci tutti nella stessa direzione e di dare forza e continuità al progetto che abbiamo definito insieme -solo otto mesi fa- nel nostro congresso nazionale.

Il mio non è un richiamo a vincoli di autorità, e lo sapete bene, ma ai valori irrinunciabili della coerenza e della lealtà: chi fa parte della cabina di regia di un partito non può muoversi contro gli interessi di quel partito. E l’UDC non fa eccezione a questa regola.

Personalmente sono convinto che il nostro partito -se saprà superare le difficoltà- sia davvero in grado di raccogliere i frutti di quel che ha seminato.

Da un anno e mezzo diciamo che le spallate non servono e che se è prioritario sviluppare, nelle aule parlamentari, il massimo sforzo per mandare a casa Prodi, è altrettanto doveroso favorire il dialogo sulla riforma elettorale e su un pacchetto minimo di riforme istituzionali, di cui il Paese ha assoluto bisogno.

E vedere oggi che quasi tutte le forze politiche -con qualche ritardo- ci danno ragione, è motivo di grande soddisfazione ma anche monito a non commettere passi falsi.

Direi che abbiamo avuto il merito di indicare alla politica della spallata l’alternativa di un doppio binario: inflessibili con Prodi; disponibili sulle riforme, a cominciare da quella elettorale, sul modello proporzionale tedesco.

RIFORMA ELETTORALE

Certo, le difficoltà non sono tutte superate, ma è indubbio che la nostra linea, poco a poco, si è saputa imporre e che abbiamo dettato i tempi e i temi dell’agenda politica. Non mi pare poco. Per questo io sono fiducioso su un esito positivo del confronto sulla riforma elettorale. Sarà la forza delle cose a darci ragione.

Se tutte le principali forze politiche hanno cambiato idea e dichiarano oggi di essere disponibili sul modello proporzionale tedesco, noi chiediamo coerenza proprio su questo modello elettorale.

Il sistema tedesco è quello che ha garantito meglio di altri rappresentanza e governabilità e che per questo risolverebbe oggi il problema fondamentale del nostro sistema politico: e cioè la mancanza di stabilità per la non omogeneità delle coalizioni di governo. Ma il modello tedesco, appunto, funziona se è coerente con se stesso. Non si può chiamare tedesco un modello che è a metà con quello spagnolo o con quello francese: quando si parla di riforme, con le parole non si può giocare. Ma qual è la vera questione sul tappeto, il vero rischio che abbiamo dinanzi? Che i due principali partiti cerchino di ottenere -proprio attraverso la riforma elettorale- vantaggi solo per sé.

La tentazione di una legge imbroglio è sempre presente, ma noi diciamo chiaro e tondo a Berlusconi e Veltroni che non la permetteremo. L’Italia non può passare da un bipolarismo forzato a un bipartitismo ancora più pericoloso: sarebbe come cadere dalla padella alla brace. Se è sacrosanto, come anche noi vogliamo, eliminare la frammentazione del sistema politico attraverso una soglia di sbarramento, è altrettanto doveroso garantire la presenza di quelle forze politiche (come l’UDC) che hanno milioni di voti e che sono radicate in tutto il Paese. Tra i grandi partiti e le forze minori ci sono le formazioni intermedie che possono crescere e che hanno pieno diritto di cittadinanza e di tutela.

Formazioni che finiscono per essere garanzia di alternanza, contro i rischi di stagnazione del quadro politico. Come si dice, “competition is competition”.E la nuova legge elettorale deve garantire proprio questo: che ogni partito conti per quel che vale e che ogni singolo voto pesi come un singolo voto, senza trucchi e senza premi. Questo è il pluralismo che noi vogliamo.

Per essere ancora più chiari, passare dagli oltre 30 partiti di oggi a due soli partiti, sarebbe inaccettabile e pericoloso per gli equilibri democratici.

Ridurre invece a sei o sette le formazioni presenti in Parlamento -cosa che il sistema tedesco consentirebbe- rappresenterebbe per il Paese un enorme passo in avanti.

Tutte le aree culturali e politiche verrebbero rappresentate e, al tempo stesso, si aprirebbe la strada ad una vera governabilità, basata su alleanze convinte e non forzate, su vincoli di valori e di programmi e non su convenienze ed interessi di potere.

Ed è proprio su questo fronte che l’UDC deve impegnarsi fino in fondo, affinchè si arrivi finalmente ad una riforma efficace: le premesse e le condizioni ci sono tutte.

Il resto dipende da noi, dalla nostra coesione, dalla nostra determinazione.

Certo il rischio di uno scivolamento verso elezioni anticipate (favorite magari dalla mannaia referendaria) non è scongiurato, ma si è notevolmente affievolito.

Noi -sia chiaro- non temiamo il voto, ma siamo convinti che il Paese abbia bisogno prima di tutto di un nuovo quadro di regole che consenta di passare dalla logica dei cartelli elettorali a quella delle alleanze politiche omogenee. E per questo utilizzeremo tutta la nostra influenza. Il nostro ruolo è stato centrale in questa fase politica sia perché abbiamo dimostrato che la nostra analisi e le nostre previsioni erano le più corrette, sia perché abbiamo proposto per primi le soluzioni che oggi in tanti dicono di condividere.

A chi mi chiede se abbiamo paura dell’intesa tra Berlusconi e Veltroni, io rispondo che siamo stati proprio noi a spingere le principali forze politiche sulla via del dialogo: chi è convinto delle proprie idee e delle proprie proposte, chi sa di poter incidere sulla realtà, non ha certo paura del confronto. Ma, al tempo stesso e con la stessa determinazione, io dico che non ci faremo incastrare in una morsa che serva solo a tutelare gli interessi di Forza Italia e del Partito Democratico.

Che Berlusconi e Veltroni cerchino un’intesa va benissimo, ma devono farlo nell’interesse del paese e non per il proprio tornaconto. Questo non è ammissibile e non avverrà.

Come credo emerga chiaramente dal completo isolamento di Forza Italia rispetto a tutti gli altri partiti del centrodestra.

PROBLEMI INTERNI

Questo Consiglio Nazionale, come ho già detto, deve servire a chiarire una volta per tutte dinamiche e rapporti interni al nostro partito, a ridare, tutti insieme, slancio ad un’azione politica che proprio dall’interno dell’UDC viene troppo spesso frenata.

Nelle ultime settimane qualche amico ha preferito gli organi di informazione a quelli di partito per farci conoscere i propri orientamenti, i propri contatti esterni, l’intenzione di aderire a nuovi, fantomatici partiti o di stringere rapporti -autonomamente- con altre forze politiche estranee alla nostra tradizione.

Il tutto condito da una serie di contestazioni al vertice dell’UDC che mi sembrano del tutto inconsistenti. Si contesta, ad esempio, un basso livello di democrazia interna al partito: è una critica, cari amici, che non posso accettare.

Il nostro è l’unico partito italiano che ha avuto una lunghissima e faticosissima stagione congressuale, ormai alle battute finali, che ha coinvolto decine di migliaia di iscritti e dirigenti, con qualche inevitabile coda polemica che non altera, tuttavia, il significato complessivo di una grande prova di confronto democratico.

Il nostro è anche il Partito che, dal Congresso Nazionale in poi, ha riunito più di ogni altro gli organismi di vertice, dalla Direzione al Consiglio Nazionale all’Ufficio Politico, all’Esecutivo. Insomma, le occasioni di confronto non sono certo mancate. Così come non è mai venuta meno, da parte mia, la capacità di ascolto delle esigenze di tutti. Come tutti i segretari provinciali sanno, la porta del mio ufficio è sempre aperta e i miei cellulari sono sempre attivi, sabato e domenica compresi.

E poi, in tutta onestà, vorrei sapere perché la contestazione al nostro modo di intendere la democrazia interna ed il coinvolgimento degli organi di partito non è arrivata quando ho deciso -insieme a Casini e Buttiglione- chi dovesse assumere cariche istituzionali al Senato e chi dovesse presiedere l’unica commissione parlamentare che ci è stata riservata in questa legislatura. Io non rinnego ma rivendico quelle scelte, e difendo a testa alta ogni decisione assunta. Ma non posso evitare di rispondere a chi alza il vessillo delle garanzie democratiche a fasi alterne, secondo questo schema: se una scelta ti premia è democratica e va bene, se una scelta non ti premia non è democratica e non va bene.

Questa amici dell’UDC non è logica democratica, questa è la logica del potere, delle convenienze personali e della doppia morale. Io non ci sto, non l’accetto e chiedo il vostro sostegno per continuare ad operare senza ipocrisie. Altra contestazione di comodo, che ogni tanto si riaffaccia, è quella di una eccessiva personalizzazione del partito, imperniata sulla figura di Casini.

Su questo punto voglio essere estremamente chiaro: noi dobbiamo essere grati a Casini per quello che rappresenta nella politica italiana, per quello che ha fatto e fa per l’UDC, per come riesce a rappresentarci nella società italiana. Grati con i fatti, non a parole, se poi le parole vengono contraddette e smentite dalle azioni reali. La leadership di Casini non è frutto di intese a tavolino o di prevaricazioni.

La leadership di Casini è stata costruita sul campo, è una leadership di fatto, riconosciuta e consolidata dagli elettori per la qualità delle proposte e le capacità personali, che l’amico Pier, ha saputo dimostrare sia a livello politico, sia a livello istituzionale.

Non bisogna essere politologi o docenti di scienze della comunicazione per sapere che oggi - con questo sistema politico - gran parte delle fortune di un partito dipendono dalla forza e dalla popolarità delle leadership.

Per questo abbiamo fatto bene (perché -ricordo a tutti- siamo stati noi a chiederlo) quando abbiamo sollecitato Casini ad associare il suo nome al simbolo dell’UDC. Allora nessuno contestò questa scelta perché a tutti noi faceva comodo, per garantire i nostri seggi in parlamento.

I 2 milioni e 600.000 voti raccolti nelle elezioni del 2006 (e cioè il risultato più alto che abbiamo mai raggiunto) dipendono in buona parte da questo, e credo ci indichino la strada anche per il futuro.

La prossima volta, lo spero vivamente, le cose saranno diverse.

La riforma elettorale, con la possibile reintroduzione delle preferenze, costringerà tutti a procurarsi i voti necessari, uno ad uno, senza contare sull’aiuto degli altri.

Per questo invito tutti i parlamentari (regionali, nazionali ed europei), e tutti noi a darci da fare sin da ora sul territorio: ci ritroveremo già tutti allenati.

Eppure, amici dell’UDC, il vero pericolo che questo Consiglio Nazionale deve scongiurare è di collocare il nostro partito in una sorta di limbo, in una posizione politica incerta che scoraggia i nostri elettori e disorienta i nostri dirigenti.

Il motivo più profondo della riunione di oggi è proprio questo, e la lettera che vi ho inviato con l’annuncio dell’azzeramento degli incarichi, parte da questa preoccupazione.

Io mi sono sforzato, dal Congresso nazionale in poi, di mantenere il partito sui binari della coerenza e della continuità rispetto alle scelte che tutti insieme abbiamo maturato e sottoscritto in quella occasione.

Scelte, analisi e proposte che oggi trovano piena conferma.

Altro che assenza di linea politica -amici dell’UDC- la nostra linea è talmente chiara e forte che si è imposta a tutti e contro tutti.

Qualcuno di noi, forse, non se l’aspettava, ma è andata esattamente così, se è vero che anche i principali organi di informazione dedicano sempre più editoriali (positivi o negativi che siano) alle iniziative politiche sviluppate, al centro, dall’UDC.

E proprio per questo, proprio perché le nostre previsioni e proposte cominciano a realizzarsi, e si materializza la riforma proporzionale sul modello tedesco che abbiamo difeso spesso da soli, non posso accettare che qualcuno cerchi di bucare le gomme dell’UDC e di farci uscire fuori strada.

L’ho detto e lo ripeto: per me la linea del Congresso rappresenta un vincolo morale prima che politico, perché è una linea alla cui definizione hanno partecipato più di 200.000 iscritti e oltre 1.600 delegati. A loro dobbiamo chiarezza e coerenza.

E per il rispetto che meritano le donne e gli uomini dell’UDC, bisogna impedire di dare l’impressione di un partito fuori controllo, fuori rotta, in preda ad una lotta tra correnti che vanno ognuna per proprio conto.

Noi abbiamo il massimo rispetto per le idee e per chiunque -attorno alle idee- voglia costruire dibattito e consenso, ma non possiamo tollerare e non accetteremo protagonismi esasperati e confusi che nulla hanno a che fare con la linea del congresso.

A nessuno, nell’UDC, è consentito costruire un partito nel partito, in grado di operare al di fuori delle indicazioni, delle regole e dei nostri organi di indirizzo politico.

Quando io e Casini siamo andati da Berlusconi lo abbiamo fatto per concordare una comune strategia dell’opposizione sull’emergenza sicurezza e – diciamolo chiaramente - per togliere al Cavaliere e alla Lega l’esclusiva delle critiche a palazzo Chigi. Qualcuno ci ha contestato. Salvo poi a scoprire che cercava disperatamente un invito a colazione (guarda caso) proprio da Berlusconi, a via del plebiscito o in Sardegna, poco importa. Con questi metodi non si va lontano. Vedete, quando sono in giro per l’Italia, il popolo UDC mi chiede sempre le stesse cose: garantire coesione, garantire coerenza, garantire chiarezza di posizione e di linea. E’ un impegno che intendo onorare fino all’ultimo giorno della mia segreteria.

E che non consento a nessuno di mettere in dubbio.

PARTITO DELLE LIBERTA’

Vedete, amici del Consiglio Nazionale, che Berlusconi lanci l’idea di un nuovo partito è assolutamente legittimo. Quello che è inaccettabile è che cerchi di portarlo, prima ancora che nasca, in rotta di collisione con le altre forze del centro destra. E’ un modo di fare politica che non ci appartiene.

Per noi la politica che vince è quella che propone soluzioni ai problemi e non quella fatta per distruggere gli altri. Dopo il tentativo di spallata a Prodi, Berlusconi ha cercato di dare una spallata ai suoi alleati, ma non ci è riuscito. Tutti i sondaggi dicono che sta avvenendo il contrario:Forza Italia cala, noi la Lega e Alleanza Nazionale cresciamo. Ma non vi dice nulla, amici dell’UDC, il fatto che Bossi, Fini e noi abbiamo avuto -senza nessuna consultazione- la stessa reazione, che ci siamo sentiti cioè tutti aggrediti?

Per le forze politiche del centro destra, la partita che si sta giocando nei confronti di Forza Italia è una partita di sopravvivenza.

Se noi crediamo in quello che siamo non possiamo cedere a chi propone un partito populista, demagogico, privo di un programma, privo di regole e privo di una classe dirigente.

Un partito che propone una sola certezza - Berlusconi leader - e un solo meccanismo di adesione - la capitolazione degli altri.

Per questo è inaccettabile che attraverso i giornali qualche amico abbia annunciato di aderire a questo partito fantasma e che poi sia tornato precipitosamente sui suoi passi.

Sia chiaro a tutti: l’UDC è un partito che non consente doppie tessere e doppie appartenenze.

Chi se ne vuole andare, può farlo, sicuramente ci dispiacerà, ma può farlo.

L’unica cosa insostituibile è il nostro rapporto con gli elettori che ci hanno dato fiducia.

Anche perché mi pare che davanti all’ufficio tesseramento del Partito del Popolo non ci sia nessuna fila. Al momento, come dimostrano i casi di Adornato, Sanza e altri da un progetto così confuso e incerto c’è piuttosto chi preferisce prendere le distanze.

Noi, in quella casa, di certo non ci andremo.

Perché non è la nostra casa e perché noi siamo orgogliosi di essere un’altra cosa.

Berlusconi propone una sorta di annessione senza mettere in discussione il proprio ruolo né quello di Forza Italia.

Insomma, da una parte chi è con lui, dall’altra chi è contro di lui.

E’ una visione manichea della politica che non può interessarci, perché esce completamente al di fuori dei percorsi e dei riferimenti al Partito Popolare Europeo che rappresentano la stella polare dell’UDC.

E chi non condivide questa impostazione non può certo ricoprire incarichi di responsabilità ai vertici del partito.

COSA BIANCA

Ma c’è anche un altro fronte aperto, al nostro interno, rispetto al quale è necessario fare subito chiarezza.

Lo chiamerò, per comodità, il fronte della “Cosa bianca”, anche se credo che si tratti della definizione più infelice che si possa dare ad un progetto politico.

Parlare di “cosa bianca” evoca la nebbia, e nella nebbia ogni contorno si perde e ogni progetto si scolora.

Amici, i casi sono due.

Se si intende parlare seriamente e responsabilmente di come costruire, attorno e oltre l’UDC, una nuova casa dei moderati, non si fa che rilanciare la scelta del nostro congresso.

E’ in quella sede, infatti, che l’UDC ha deciso di diventare il motore di una nuova area politica nella quale chiamare a raccolta -attorno a se- tutti coloro che in Italia interpretano la moderazione come strumento di governabilità e di equilibrio.

Su questo fronte, amici dell’UDC, non ci sarebbe nulla di nuovo e chi sollecita in buona fede il rilancio delle scelte congressuali, ha tutta la mia comprensione e il mio apprezzamento.

E voglio ribadire che il lavoro che io, Pier e molti altri, in questo periodo, abbiamo tenacemente, costantemente e senza clamori portato avanti va proprio verso questa direzione: il raggiungimento di questo obiettivo.

Molto diverso, invece, sarebbe indicare strumentalmente la “cosa bianca” come elemento per disgregare e annullare l’UDC, oltretutto senza avere nemmeno il riferimento di una legge elettorale nuova e ben definita.

Quello che abbiamo deciso nel congresso è che l’UDC debba muoversi con grande disponibilità, aprirsi e cercare, nei tempi e nei modi più opportuni, nuovi terreni di aggregazione, guardando più alla gente comune che alle nomenclature politiche. Noi abbiamo deciso di evolverci e non di annullarci, di esaltare e non sottovalutare la nostra identità, la nostra forza elettorale, il nostro ruolo, nella certezza che senza l’UDC al centro non si costruisce nulla di buono né di solido.

Formare un’alleanza su persone e non su programmi non servirebbe a nulla ; introdurre forzatamente -in uno stesso contenitore- personaggi politici a corto di credibilità o addirittura incompatibili con il comune sentire dei nostri iscritti e dei nostri elettori, sarebbe altrettanto sbagliato.

Così come sarebbe sbagliato, lo ripeto, immaginare la nuova casa dei moderati come uno strumento per traghettare l’UDC verso il centro sinistra. Con me, statene certi, non avverrà.

La nostra collocazione, fissata dal Congresso, è chiara : noi siamo alternativi alla sinistra e non potrebbe essere altrimenti visto come questa sinistra sta lavorando, visto come questa sinistra sta minando in modo devastante i principi e i valori nei quali noi fermamente crediamo, quali la difesa della famiglia, il diritto alla vita, il rispetto per l’ambiente e la dignita’ della persona, la bioetica.

Ed anche per questo che siamo e saremo sempre in competizione e in concorrenza con il Partito Democratico, esattamente come il Partito Popolare Europeo è in competizione e in concorrenza con quello Socialista.

In questa fase politica, più che volare con la fantasia, dobbiamo restare con i piedi per terra e concentrarci con tutte le forze su un risultato che è finalmente a portata di mano e che determinerebbe una profonda ridefinizione del bipolarismo italiano: la riforma elettorale, madre di tutti i cambiamenti.

Fermarci o metterci fuori strada da soli sarebbe assolutamente insensato e imperdonabile.

GOVERNO PRODI

Ma come ho già detto, la nostra disponibilità a dialogare sulle riforme non deve essere confusa con il nostro ruolo di opposizione fermissima al governo Prodi.

Noi non abbiamo fatto e non faremo mai sconti al centrosinistra.

Noi continueremo, al contrario, a fare di tutto per mandare a casa un governo che sta letteralmente affamando gli italiani.

Insomma, le polemiche che faceva il centro sinistra contro il governo Berlusconi, oggi diventano ridicole.

La sinistra diceva che le famiglie italiane, quando governava il centrodestra, non arrivavano alla quarta settimana del mese.

Noi possiamo rispondere, dati alla mano, che tantissime famiglie italiane, ahimè con il governo di centro sinistra, oggi sognano di arrivare alla terza!

Dai mutui al prezzo del latte e del pane, dai trasporti alle tasse locali cresce tutto tranne il potere di acquisto di lavoratori e ceti medi.

Amici, c’è un dato che mi ha fatto molto riflettere: pochi giorni fa, per la prima volta dal dopo guerra, il reddito pro capite degli spagnoli ha superato quello degli italiani.

E’ l’ennesimo primato negativo del Governo Prodi ed è la prova delle conseguenze pratiche dell’incapacità del governo a risolvere i problemi della gente.

Quando sento dire che noi che facciamo politica parliamo un linguaggio distante dalla realtà, mi sforzo di far capire che non è così e che il legame tra la politica e la società è molto più forte di quel che si creda.

Un governo paralizzato -com’è il governo Prodi- e la mancanza di un quadro serio di riforme istituzionali, impediscono ogni soluzione ai problemi.

E senza risolvere i problemi l’economia si ferma, le famiglie si impoveriscono, le imprese (soprattutto quelle piccole e medie) poco alla volta escono fuori dal mercato.

Ecco dove sta, purtroppo, il legame tra la cattiva politica e l’arretramento generale del Paese.

Bisogna dire, purtroppo, che nonostante i continui segni di cedimento, le prese di distanza e le critiche sempre più dure che arrivano – per ragioni opposte – sia dai moderati dell’unione sia dalla sinistra più estrema, il governo Prodi viaggia sempre sull’orlo del baratro ma non arriva mai ad una crisi formale.

Oramai si procede da mesi in una condizione di perenne pre-crisi.

Questo appunto, deve essere il nostro obiettivo: far esplodere le contraddizioni del centrosinistra, portare a maturazione una condizione di ingovernabilità che è sempre più evidente e sempre più insostenibile.

Prodi ha scelto il profilo più basso dell’autotutela e della sopravvivenza pur di tirare a campare.

Noi dobbiamo snidarlo e fare di tutto per spingerlo verso la crisi.

L’occasione principale potrebbe essere la verifica di maggioranza programmata per Gennaio.

Le forze del centro sinistra ci arriveranno con il coltello tra i denti.

Noi dobbiamo approfittarne per far capite ai partiti più responsabili della maggioranza che Prodi è di ostacolo non solo al buon governo del Paese, ma anche al cammino delle riforme e che è quindi interesse comune -anche e soprattutto del centro sinistra- aprire una nuova fase politica : se va avanti così, quando si voterà -perché prima o poi si andrà a votare- il centro sinistra targato Prodi non è destinato alla sconfitta, ma alla deflagrazione.

E non crediamo proprio che Veltroni voglia affondare senza reagire, trascinato a fondo dal macigno Prodi.

Su queste contraddizioni del centro sinistra dobbiamo lavorare.

CONCLUSIONI

Insomma, amici dell’UDC, le sfide che ci attendono sono davvero impegnative. In gioco -insieme al nostro- c’è il futuro del Paese. E’ per questo, in fin dei conti, che ho voluto questo chiarimento: per difendere i valori che noi rappresentiamo, per combattere il governo Prodi, per sostenere il dialogo sulle riforme e, non ultimo, per ridisegnare l’area moderata del Paese.

Abbiamo bisogno di procedere nella chiarezza, sapendo chi è della partita e chi si chiama fuori, per evitare, soprattutto, il rischio mortale di dare all’esterno l’idea di un partito diviso che non crede più in sé stesso e che non ha una direzione di marcia.

Lo dico a voi, lo dico agli alleati, lo dico ai nostri avversari:l’UDC non è un partito né in vendita né in svendita. Noi siamo qui per guidare il cambiamento della politica italiana e il rinnovamento delle istituzioni.

Noi abbiamo l’ambizione di rappresentare il motore attorno al quale chiamare a raccolta i moderati del Paese per dare loro una voce e una casa.

Non poniamo limiti al futuro, ma posso assicurare che l’UDC non ha alcuna intenzione di suonare il “rompete le righe” e di avventurarsi verso prospettive incerte. All’ambizione bisogna affiancare anche il realismo, per comprendere in che direzione muoversi, in che termini e in che tempi dar vita alle novità che la politica impone e che il nostro congresso ha deciso.

Il nostro è un Partito generoso e tollerante, forse troppo, soprattutto al proprio interno.

L’azzeramento degli incarichi significa questo: che tutti hanno pieno diritto di cittadinanza nell’UDC, ma che non può rappresentare o guidare il partito chi nel partito -con i comportamenti concreti- dimostra di non credere, chi non condivide lo stesso progetto, chi rema contro. Lo dico per rispetto anche nei loro confronti!

Qualcuno, tra noi, ha chiesto maggiore generosità. Sono d’accordo ma bisogna intendersi.

Per me il concetto di generosità non può prescindere da quello di lealtà.

Generosità vuol dire essere sempre disponibili al confronto, essere punto di riferimento per chiunque, nel Partito, chieda ascolto e sostegno.

Generosità vuol dire essere disposti a lavorare nell’ombra, senza risparmiare tempo ed energie, nella convinzione che solo il sacrificio personale può garantire il raggiungimento degli obiettivi ambiziosi che ci siamo dati.

Io, francamente non vedo nulla di generoso nel sollevare continuamente contestazioni, critiche e distinguo rispetto ad una linea politica che si è sottoscritta e che è stata da tutti condivisa.

Così come non vedo nessuna generosità nell’utilizzare i mezzi di comunicazione per gettare ombre, seminare dubbi, disorientare il nostro elettorato e i nostri quadri introducendo suggestioni e prospettive che non sono mai state esaminate e approvate in nessun organo del Partito.

Questa non è generosità, questa è destabilizzazione.

E un partito come il nostro, nella fase politica delicatissima che stiamo vivendo, non può permettersela!

Non vorrei credere che ci sia, tra noi, chi coltiva questo disegno.

Ma io ho il mandato pieno del Congresso a fare esattamente il contrario: rafforzare l’unità del Partito, farlo crescere, rilanciare il nostro ruolo, le nostre proposte, la nostra centralità, per realizzare l’obiettivo di costruire un’area di centro sempre più ampia.

Ebbene, l’elemento di novità che io pongo, con questo Consiglio Nazionale, è che ci serve però un’unità sostanziale e non formale e che i patti sottoscritti tra noi devono essere vincolanti per tutti.

Chi non ci sta, chi non ci crede, lo dica qui, davanti a tutti, e non davanti alle telecamere di qualche talk show o in qualche articolo di giornale.

E -soprattutto- si assuma fino in fondo le proprie responsabilità, così come io ho assunto le mie dinanzi al congresso.

Per tutti e per ciascuno è il momento della chiarezza, della coerenza, della responsabilità e del vero coraggio, quello che dobbiamo avere di fronte a noi stessi e alla nostra coscienza.

Cari amici, questo non significa “militarizzare” il partito o essere autoritari, questo significa essere semplicemente leali, così come io ho dimostrato in tutti questi anni di esserlo con tutti voi.

Cari amici, il tempo delle furbizie è finito. Io intendo interpretare e dar voce ad un progetto politico alto. E chiedo a tutti voi di condividerlo con convinzione o di trarre le conseguenze di scelte diverse, con onestà e lealtà.



(fonte : noipress.it)

Intermezzo Cartoonesco

Dal copione di Cars della Disney/Pixar :


I'm doing great! You're everywhere, baby! Radio, TV, the papers! You can't buy this kind of publicity!


Traduzione:"Va tutto bene! Tu sei ovunque, ragazzo! Radio, TV, Giornali! Questa pubblicità non ha prezzo!"



il sondaggio di oggi:

A chi si sta riferendo?

Consiglio Nazionale UDC

I consiglieri stanno entrando ora in seduta... speriamo nella buona volontà di tutti.

giovedì 13 dicembre 2007

Un vuoto voluto

Ho ricevuto una mail in cui mi si chiedeva come mai non ho postato nulla oggi.

Rifletto... penso... tra ieri e oggi ho visto accadere fatti sulla scena politica locale e nazionale che mi hanno lasciato perplesso.

Grandi illegalità per scoprirne piccole, avvoltoi pronti a gettarsi sulla preda solo sentendo uno starnuto.

mercoledì 12 dicembre 2007

Le alleanze di pensiero

...sta succedendo qualcosa di strano.



Ad alcuni iscritti dell'UDC di Lecco arrivano email probabilmente destinate agli iscritti dell'UDC di Modena.



Oltretutto email che sembrano continuare un discorso di botta e risposta non ben definito...



Vi terrò aggiornati...


Aggiornamento:

Pur non capendo ancora come mai sia stata inviata ai lecchesi ho recuperato in rete tutte le puntate:

Lettera di Davide Torrini a Giovanardi
Risposta di Giovanardi
Successiva lettera e risposte di Giovanardi e Ghelfi

sarà finita qui???

la violenza

Scrivevo ieri sul forum del sito di Giovanardi:

UNA BELLA VACANZA:

Non la sto suggerendo all'on. Giovanardi, che mi pare l'unico che ha tenuto una certa coerenza ultimamente, ma a tutti quei politici che a destra e a sinistra stanno iniziando a lasciarsi andare ad isterismi.
Ogni giorno modificano le loro posizioni accusando questo o quello di essere artefici di inciuci e accordi sottobanco.
Si riuniscono e si separano, fanno proclami e litigano sugli inni. Discutono di sitemi elettorali certi e sicuri e poi si propongono di fare l'ago della bilancia...

Sta diventando arduo fare un rassegna stampa decente :-)

Ci sono delle ottime offerte last minute...

Oggi leggo il sempre arguto Caldarola e trovo come al solito la sua perfetta analisi:

Le parole indecenti

(Peppino Caldarola) Nel post precedente ho fatto qualche considerazione sugli aspetti politici dello scontro a proposito della legge elettorale.
Qui vorrei sviluppare il tema del linguaggio usato in questi giorni da chi crede di essere investito dal Signore nella lotta contro l'asse Berlusconi- Bertinotti-Veltroni. Scorrete le agenzie e andate a cercare le dichiarazioni di Salvi o di Angius o di Boselli o di Fini o di Casini o di altri parlamentari.
E' un linguaggio violento. Si scelgono solo parole esagerate che possano sollevare indignazione, odio verso l'avversario, reazione forte.
Questi stessi signori o altri, se negli stadi succede un casino, chiedono sanzioni.
Lo faccio, l'ho fatto e lo farò anche io.
Però perchè non rileggete le cose che dite prima di mandarle in agenzia? Parlare è un diritto, non un dovere.
Non c'è un linguaggio cattivo se lo usano gli altri e buono se lo usi tu.
Diciamo la verità, preferisco quelli meno ipocriti.
Il mio quasi omologo Calderoli ha scelto di essere violento, anche se poi dichiara di avere un'altra natura.
E' spesso protagonista di polemiche indecenti.
Ma sappiamo che è lui, che è così, o l'hanno disegnato così, o si è disegnato così.
Ma gli altri che fanno i damerini, ti-tic-ti-toc, sono penosi.

Lo dico con simpatia, da collega, siete penosi!

lunedì 10 dicembre 2007

Che succede nell'UDC

Mi permetto di riportare in toto l'intervento dell'On. Carlo Giovanardi di oggi sul suo sito mi sembra abbastanza esauriente.



IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Postato Lunedì, 10 dicembre

Silvio Berlusconi ha annunciato l’intenzione di sciogliere Forza Italia e di dar vita al Partito del Popolo della Libertà domenica 18 novembre.
Di fronte a quel terremoto per la vita politica italiana ad oggi nessun organo dell’UDC, né l’Ufficio Politico, né la Direzione Nazionale, né il Consiglio Nazionale, si è mai riunito per un esame della situazione.
Abbiamo letto sui giornali o attraverso dichiarazioni dei media della bocciatura del progetto da parte del Segretario Lorenzo Cesa e di documenti comuni sottoscritti da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini.
Nel frattempo con una certa invidia abbiamo visto come i gruppi dirigenti di Alleanza Nazionale e Forza Italia siano stati permanentemente consultati dai loro capi per monitorare l’evolversi della situazione.
Il giorno 3 dicembre è pervenuta questa lettera del nostro Segretario Nazionale che trascrivo integralmente poiché non ha precedenti nella storia dei Partiti Democratici.
(clicca qui e leggi la lettera)
Successivamente il Presidente del Partito Sen. Rocco Buttiglione ha finalmente convocato il Consiglio Nazionale per il giorno 17 dicembre.Ieri, domenica 9 dicembre sono avvenuti fatti di grande rilievo.
Innanzitutto una presa di posizione degli amici che hanno dato vita al Manifesto di Subiaco, che ritengono di trarre le logiche conclusioni della linea dell’UDC nel dopo elezioni, quelle che noi abbiamo duramente contestato per la loro ambiguità.
Ecco il documento:
(clicca qui e leggi il contenuto)
Nella stessa giornata di domenica l’On. Armando Dionisi si è dimesso da Vice Segretario del Partito con la seguente motivazione:

UDC: DIONISI SCRIVE A CESA, MI DIMETTO DA VICESEGRETARIO PARTITO ASCOLTI CHI DISSENTE, CORTIGIANERIA PORTA A PENSIERO UNICO

Roma, 9 dic. (Adnkronos) - Armando Dionisi si dimette dalla carica di vicesegretario dell'Udc. In una lettera al segretario nazionale Lorenzo Cesa, Dionisi, che ha aderito all'appello dei riformatori per una costituente di centro, spiega le ragioni del suo gesto. "Ho ricevuto la tua lettera con la quale manifesti l'intenzione di azzerare gli incarichi dell'esecutivo del partito. Condivido -scrive Dionisi a Cesa- che il prossimo Cn sara' l'occasione per chiarire la linea politica scaturita dal congresso; ma mi devi consentire di osservare, che negli ultimi mesi, qualche contorsionismo di troppo ha generato un po' di confusione nella comprensione della linea politica''.''Sono convinto, conoscendo le tue capacita', che farai tutti i tentativi per elaborare un documento, da presentare al consiglio nazionale, che si faccia carico delle ragioni di tutti e che partendo dall'Udc vada verso un approdo piu' ampio e ambizioso. In questa fase -rimarca il parlamentare centrista- serve coraggio e generosita' politica, non l'immobilismo. L'Udc sara' tanto piu' forte quanto sapra' apprezzare coloro che dissentono,fermo rimanendo la tua prerogativa di rappresentanza e attuazione della linea politica''.''Il conformismo e la cortigianeria sfociano, spesso, nel pensiero unico: e' una cultura che non appartiene alla nostra tradizione. Nella Dc vigeva una regola: capacita' di ascoltare e rispettare chi non la pensava come noi. Per queste ragioni, e per toglierti qualunque imbarazzo -conclude Dionisi - ti rimetto il mio incarico di vicesegretario, che non avevo richiesto, ma avevo accettato con amicizia e spirito di servizio su proposta di Buttiglione''.

In serata dal Partito è arrivata questa contro replica:

UDC: "DIMISSIONI FANTASMA QUELLE DI DIONISI"
(AGI) - Roma, 9 dic. - "In relazione alle notizie di agenzia sulle dimissioni dell'on. Armando Dionisi da vicesegretario dell'Udc, da Via due Macelli si precisa che tutti gli incarichi di partito, comprese le quattro vicesegreterie, erano stati azzerati una settimana fa dal segretario dell'Udc, on. Lorenzo Cesa, come comunicato ai diretti interessati e come ampiamente riportato dai numerosi organi di informazione. Siamo di fronte,dunque, ad un caso di dimissioni fantasma da un incarico del quale non si poteva piu' disporre". E' quanto si legge in una nota dell'ufficio stampa dell'Udc. (AGI)”.

Facciamo notare che come Popolari Liberali dell’UDC non siamo direttamente interessati all’azzeramento della Giunta esecutiva del Partito, poiché come minoranza non ci era stato attribuito nessun incarico.
Quello che è veramente singolare è che la revoca dei Vice Segretari per la cui nomina il Segretario Nazionale deve sentire la Direzione, sia avvenuta senza sentire assolutamente nessuno, in una specie di punizione collettiva per chi ha osato mettere in discussione il pensiero unico all’interno dell’UDC.
Ognuno è libero in politica di usare le argomentazioni che ritiene più opportune, ma ci vuole un bel coraggio ad accusare Forza Italia di deficit democratico quando dobbiamo assistere a questa gestione leaderistica del Partito.

venerdì 7 dicembre 2007

Autocitazione

(dal forum sul sito http://www.carlogiovanardi.it/)

La "missione", permettimi il termine che dovrebbe caratterizzare fortemente l'operato dell'UDC in questo momento è recuperare il voto di quei tanti che hanno creduto in Prodi e che adesso si sentono "beffati", recuperare il voto di quegli indecisi che hanno votato Margherita, FI, AN, DS perché non trovano un partito che rappresenti completamente i propri ideali e valori.

L'importante è riuscire a mantenere una forte e coerente identità, poi è ovvio i punti di vista sono diversi.

Io credo che le vie per mantenere questa coerenza di valori possano essere più di una, non credo che nessuno abbia ancora "tirato fuori dal cilindro" quella ideale, dal punto di vista mio (interpretazione personale e dopo discussione con altri amici) credo che in questo momento la posizione di Giovanardi sia quella che più mi aggrada.

Posizione della lettera del 27 Novembre che non vedo pregiudicante per una continuazione dell'azione di Carlo nell'UDC.

Mi è piaciuta l'immagine dell'articolo di Francesco Natale "Giovanardi sta facendo ciò che la maggioranza dell'elettorato dell'Udc chiede a gran voce da lunga pezza: pianta l'ascia in mezzo al tavolo e indica un netto spartiacque. Noi di qua, gli altri di là. Nessuna ambiguità, nessun bizantinismo, nessun velleitarismo. "

Porta aperta a tutti, si, ma con una chiara idea su dove stare.


N.B. : Ovviamente non è pregiudicante neanche per una adesione alla formazione di una nuova realtà politica

giovedì 6 dicembre 2007

Il blog in movimento


Da oggi è possibile inserire i post anche direttamente dal cellulare.

martedì 4 dicembre 2007

Dal Blog Vaicolmambo

Lo devo ammettere Caldarola ha sempre avuto una marcia in più, il suo commento alla Intervista di Bertinotti alla Repubblica è veramente azzeccato.

http://www.vaicolmambo.ilcannocchiale.it/?r=89195

lunedì 3 dicembre 2007

Esercizio di fantasia

Raccolgo una provocazione di Francesco di Arezzo e immagino come avrebbero titolato altri giornali ricevendo per primi la lettera di Giovanardi.

Quotidiano di area PD:

Caro Silvio, vengo con te a patto che...
Il sogno dell'On. Giovanardi prevede precisi passi per il Cavaliere

«Io ho un sogno» diceva Martin Luther King. Nel mio piccolo ne coltivo uno anch’io: la nascita in Italia di un grande partito popolare, democratico, di ispirazione cristiana, costola italiana del più grande partito europeo che già oggi vede uniti a Strasburgo gli europarlamentari dell’Udc e di Forza Italia, che sappia efficacemente contrapporsi sul versante del centro destra alla nascita del Partito Democratico nel centro sinistra.Per intenderci un nuovo soggetto come il Partito Popolare di Aznar in Spagna, la Democrazia Cristiana della Merkel in Germania, il partito di Nuova democrazia di Karamanlis in Grecia ed in Francia sicuramente il partito di Sarkozy e non di certo i centristi di Bairou, duramente puniti dagli elettori per il suo barcamenarsi fra centro destra e centro sinistra.Questo ha proposto Silvio Berlusconi con due straordinarie novità, lo scioglimento della sua creatura, Forza Italia, e quindi il passaggio dalla monarchia alla repubblica, certificata dalla più volte ripetuta affermazione che il capo del nuovo partito lo decideranno votando gli iscritti, senza rendite di posizione per nessuno, Berlusconi compreso.Ho rispettato in passato ma duramente contrastato l’azione politica di Martinazzoli prima Mastella e D’Antoni poi, e per ultimo di Marco Follini, nel momento in cui con modalità e tempi diversi sono comunque tutti approdati a sinistra.Rispetto ma non condivido la proposta degli onorevoli Tabacci e Baccini di costituire con Pezzotta e Di Pietro la Cosa Bianca o un centro alla Bairou disponibile come i liberali tedeschi ad allearsi da una parte o dall’altra dello schieramento politico.Per quanto mi riguarda sono da sempre già schierato, quando ero democristiano prima, e democratico cristiano dal ‘94 da una parte, che è quella del centro destra.Non capisco perciò le polemiche di questi giorni: mi sembra naturale che l’Udc, e Pier Ferdinando Casini per primo debbano far parte della costituente del nuovo partito e che Alleanza Nazionale e la Lega, se vogliono mantenere la loro autonomia e la loro identità ne siano i naturali e indispensabili alleati. E sapete perché? Perché cinque anni di opposizione assieme prima e cinque anni di Governo dopo hanno dimostrato che in Parlamento e nel Paese temi fondamentali come il diritto alla vita, la bioetica, la famiglia, la droga, l’immigrazione, l’economia di mercato, la solidarietà sociale, l’autonomia e il federalismo, il rispetto delle radici cristiane, il principio di sussidiarietà rispetto allo statalismo sono patrimonio comune che si sono tradotti dal 2001 al 2006 in una straordinaria attività riformatrice di cui tutti dovrebbero essere orgogliosi.Proprio per questo continuo a difendere il bipolarismo e l’idea di una legge elettorale che comunque consenta ai cittadini di scegliere al momento del voto chi li governerà, come già accade per comuni, province e regioni.La vera anomalia del bipolarismo italiano non è infatti nel centro destra dove convivono in una sintesi efficace, come sempre è stato nel nostro Paese dal ‘48 in avanti la cultura liberal democratica, quella sociale democratica e quella di ispirazione cristiana, ma a sinistra dove è irrisolto il nodo di un contrasto insanabile fra chi guarda al riformismo e la sinistra antagonista e cattocomunista, persa ancora dietro visioni arcaiche e terzomondiste della realtà.E ancora: la malattia della frammentazione delle forze politiche e la personalizzazione di partiti che finiscono con il coincidere con il nome del loro capo o capetto che sia, si può curare soltanto con la nascita di un grande partito. Un grande partito, che come accadeva ai tempi d’oro della democrazia cristiana, sappia compensare e mediare al suo interno sensibilità diverse senza che la diversità di opinioni su qualche singolo punto o sulla mancanza di democrazia interna continui a generare nuovi partiti.Di queste cose parleremo a Modena sabato primo dicembre alla riunione nazionale dei Popolari-Liberali dell’Udc, che già a Verona il 3 e 4 novembre avevano sollecitato Silvio Berlusconi ad assumere iniziative concrete nella direzione del Partito Popolare Europeo.A questi amici sottoporrò la proposta che ho maturato di rompere a nostra volta gli indugi entrando a far parte sin dall’inizio della costituente del nuovo partito del Popolo della Libertà.Carlo Giovanardi



Qualche altra idea???

Il documento del convegno di Modena

Al link qui sotto troverete il pdf del documento di Modena come emendato dall'assemblea.

Avremo occasione di parlarne nei prossimi giorni.

Il documento di Modena

sabato 1 dicembre 2007

INCONTRO DEI POPOLARI-LIBERALI DELL'UDC CON L'ON. GIOVANARDI A MODENA

Oggi, durante la riunione straordinaria dei popolari-liberali dell'UDC tenutasi a Modena organizzata dall'On. Carlo Giovanardi, è stata ribadita la volontà di rispettare lealmente il volere degli elettori e l'impegno preso alla nascita dell'UDC e quindi porsi ancora una volta nelle forze alternative alla sinistra.

In continuità con quanto già dichiarato durante il recente convegno di Verona, l'On. Carlo Giovanardi ha confermato l'intenzione di partecipare alla formazione di un grande soggetto politico popolare che si collochi nel Partito Popolare Europeo e ne costituisca la sezione Italiana.

La formula di adesione alla costituente del nuovo partito passerà attraveso la convocazione degli organi statutari dell'UDC. In questa sede verrà proposta la confluenza nella nuova formazione, mantenendo la forte identità cristiana, popolare e liberale che da sempre ha animato e caratterizzato l'azione politica dell'On. Giovanardi.