venerdì 26 settembre 2008

Peppino, mi manchi

Da quando non è più in parlamento, mi manca.

Il «profeta» immobile
di Peppino Caldarola

I leader che ha avuto la sinistra corrispondono a tipi umani molto semplici, facilmente interpretabili. Prendiamo gli ultimi. Occhetto è istintivo, geniale e confuso; D'Alema freddo, sicuro di sé, capace di rischiare; Fassino pedante come un prefetto di carriera e indeciso come uno scolaretto. Veltroni rompe gli schemi, è il più sfuggente. Di Veltroni ce n'è più d'uno, quello dal sorriso ampio e dalla commozione facile, ma anche quello che misura le parole, pesa gli amici e li abbandona (la lista è in overbooking), il Veltroni benefattore e il Veltroni vorace, il Veltroni profeta e il Veltroni stratega.
Il «profeta» ha viaggiato in Africa, in Birmania (non più da quando da quelle parti si aggira Fassino), nell'America di Obama e delle ragazze Kennedy. Lo «stratega» fa pensare a quell'uomo politico della Prima Repubblica descritto da Fortebraccio, mitico corsivista dell'Unità, che ascoltando un turista mormorare di fronte al Pincio: «Oh, che bel posto», si lasciò scappare: «Lo prendo io!». In queste ultime settimane il «profeta» e lo «stratega» si sono accavallati in modo da far girare la testa.
Il «profeta» rompe la tregua con Berlusconi e proclama la nuova diversità dei democrats di fronte a un nemico diventato ancora una volta il male assoluto. Lo "stratega" si occupa di Alitalia e Rai con sapiente maestria. Lo "stratega" fra le tre qualità che Von Clausewitz vedeva incarnate nella guerra, «il cieco istinto, la libera attività dell'anima, la ragione politica», sceglie quest'ultima. E la ragione politica gli ha consigliato in entrambi i casi una tecnica militare che comporta l'uso dell'arte della fuga e del colpo di scena.
Alitalia si presenta sulla scena politico-economica alla fine del governo Prodi. L'ex premier, e con lui D'Alema e Bersani, si batte perché la compagnia venga ceduta ad Air France. Veltroni non si impegna. Sindacati e centrodestra si oppongono per ragioni diverse, il progetto di Prodi fallisce. Torna a settembre il caso Alitalia. Si forma la Cai che promette di conservare ad Alitalia il carattere di compagnia di bandiera. Una parte della sinistra protesta, non crede nella scelta di Berlusconi, critica aspramente ma quando il sindacato rifiuta di firmare lo incoraggia a non scegliere il tanto peggio tanto meglio. D'Alema costruisce una piccola montagna di ragioni per spingere la Cgil a firmare.
Veltroni, nel frattempo, è in America e tace. I suoi più stretti collaboratori a mano a mano che le ore trascorrono e il fallimento si avvicina si occupano di indicare nel premier il responsabile del mancato accordo. I pochi giorni che separano dalla data di morte fanno aumentare le pressioni per una soluzione. Parlano tutti, Bersani e D'Alema si sgolano, Veltroni tace. Di ritorno dagli Usa, quando si sta affacciando la soluzione possibile - ingresso minoritario di Air France, firma della Cgil - manda una lettera per chiedere di riaprire una trattativa che altri avevano già aperto. Il caso Alitalia è in dirittura d'arrivo e Veltroni si annette il merito come quel politico di Fortebraccio che disse davanti al Pincio: «Lo prendo io». Geniale.
Stessa trama, altra scena. Siamo in Rai. Da mesi centrodestra e centrosinistra hanno aperto il dossier. La Rai è la cosa che sta più a cuore a Veltroni. La legge dice che il presidente deve essere espressione della minoranza. Nelle segrete stanze di piazza del Nazareno si affacciano molti nomi. Soprattutto uno, Goffredo Bettini, stimato dirigente romano, già presidente dell'Auditorium, collaboratore e mentore di Veltroni. Lo «stratega» non gli dice di no apertamente. Gli fa sapere dalle agenzie di stampa che il presidente non potrà essere un parlamentare o un ex parlamentare. Bettini se ne fa una ragione. Petruccioli no. Con queste premesse il nome nuovo viene cercato e trovato. È Pietro Calabrese, già direttore del Messaggero, di Panorama, della Gazzetta dello Sport e un breve curriculum da dirigente in Rai. Il Pd e Veltroni danno via libera a Calabrese, il centrodestra acconsente. Mentre lo «stratega» è negli Usa a discutere con le ragazze Kennedy, sui giornali escono interviste feroci della veltroniana Giovanna Melandri che spara a zero sull'accordo e silura Calabrese (e Bettini, suo sponsor). Sembra un fuoco di paglia. Che cosa volete che conti la Melandri? Tornerà Veltroni in Italia e metterà le cose a posto. Veltroni torna, parla con Petruccioli, annuncia che parteciperà al convegno di Libertà-uguale, corrente ex migliorista di Enrico Morando, altro suo grande sponsor, in cui milita Petruccioli e fa sapere che il nome Rai su cui punta il Pd non è più Pietro Calabrese ma il sempreverde Petruccioli. Il «profeta» parla immobile alla storia, lo «stratega» ha sempre in testa che deve prendersi il Pincio.
Peppino Caldarola

lunedì 15 settembre 2008

Aggiornamento sul caso Crisafulli

Riporto integralmente il post di Camelot che ringrazio ancora per avermi fatto conoscere questo caso:

Qualche giorno fa, qui si è parlato di Salvatore Crisafulli. Un uomo di 43 anni, originario di Catania, che da anni convive con una malattia assai gravosa: la Sindrome Assimilabile alla Loched.in.
Crisafulli aveva indirizzato una lettera a Berlusconi: “Voglio vivere, mi aiuti. Nella mia città - e nella mia Regione - non c’è sufficiente assistenza medica, per le persone come me. Mi aiuti, altrimenti mi lascerò morire”.
Una richiesta semplice e al contempo disperata, la sua. Che, nel quasi totale silenzio dei media, è fortunatamente giunta all’inquilino di Palazzo Chigi.
Il quale, prima per bocca del sottosegretario Eugenia Roccella, e poi attraverso una missiva scritta di suo pugno, ha garantito a Crisafulli, il pieno impegno del governo a risolvere il suo caso.
Crisafulli, dal canto suo, ha apprezzato e ha deciso di non mollare.
Ora, di tutta questa vicenda, c’è un aspetto che io proprio non riesco a digerire: il fatto, cioè, che i media tradizionali non se ne siano quasi occupati.
Ad eccezione - che io sappia - del Corriere della Sera, de l’Unità e di Libero, nessun altro quotidiano ha dato risalto alla notizia. Per non parlare, poi, della blogosfera. Che, colpevolmente, credo abbia completamente taciuto al riguardo. Una vergogna!
Evidentemente, sul caso Crisafulli si è taciuto - da parte di tanti - perché voleva vivere. E minacciava di lasciarsi morire, soltanto se il governo non lo avesse aiutato a risolvere le sue grane, chiamiamole così, con la Regione Sicilia.
Domanda: ma i cattolici, dov’erano? Perché non si sono mobilitati per chiedere l’intervento del governo? Esistono - e fanno sentire la propria voce, in questo Paese -, solo quando occorra impedire il “varo” di qualche legge scomoda (leggasi: “testamento biologico” o “unioni civili”)?
E i laici? Che fine hanno fatto? Che c’è, sono capaci di parlare di rispetto della dignità dell’individuo, solo quando ci sia di mezzo qualcuno che chiede di morire tramite eutanasia? Viceversa, se qualcuno chiede di continuare a vivere, non si ritiene abbia diritto a condurre una esistenza dignitosa?

lunedì 8 settembre 2008

Salvatore Crisafulli

Pubblico anche io la lettera di Salvatore Crisafulli, leggetela bene, quest'uomo non vuole morire, vuole vivere dignitosamente, assistito come merita.

Lettera al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

"Sono stanchissimo di lottare ed optare ancora per la vita"

Carissimo Presidente Berlusconi, scrivo a lei che considero "la mia ultima spiaggia". Sono un uomo che vive da paralizzato, la mia patologia viene definita Sindrome Assimilabile alla Locked.in ovvero "uomo incatenato" o meglio ancora "uomo imprigionato", imprigionato nel mio stesso corpo. Mi sento murato vivo, vivendo in un abisso. Potrà capire le mie angoscianti e terrificanti pene: questa patologia comporta la totale paralisi del mio corpo. A differenza di chi vive in Stato Vegetativo (io lo sono stato), sono riuscito a recuperare la coscienza e a comunicare il mio pensero con il computer grazie a un sofisticato software muovendo lo sguardo, la testa e in particolare gli occhi.

Mi chiamo Salvatore Crisafulli (disabile gravissimo), 43 anni, di Catania, e sono stato vittima di uno spaventoso incidente stradale avvenuto a Catania la mattina dell’11 settembre del 2003. Sono entrato subito in coma e successivamente in stato vegetativo permanente (almeno così sentenziava la scienza medica per due anni). Poi, incredibilmente, nel 2005 riesco a raccontare che dopo circa sette mesi dal trauma (quando per i medici ancora ero in stato vegetativo) ho ripreso coscienza e sentivo e capivo tutto, sentivo ed avvertivo anche di avere fame e sete, ma non riuscivo a dimostrarlo perché non potevo muovermi e i medici erano convinti che fossi un vegetale (in pratica una foglia d'insalata), vivevo nel terrore.

Oggi invece assaporo i gusti del cibo perché vengo nutrito dalla bocca. La mia terrificante e allucinante odissea è stata trascritta anche in un libro, dal titolo “Con gli occhi sbarrati”.

Durante il grande dibattito sulla "dolce morte" chiesta ripetutamente da Piergiorgio Welby, fui costretto a scrivere una lettera indirizzata allo stesso Welby, supplicandolo (inutilmente) di lottare per la vita. Gli dissi: "Ti supplico non chiedere la morte, ma combatti insieme a me per la vita".

Ottenni una risposta veramente straziante "Uno Stato che non ha pietà di me, che non sa ascoltare la mia voce, sarà meno capace di ascoltare la tua. Uno Stato che saprà rispettare le scelte di fine vita, sarà più capace di rispettare le tante straordinarie vite che siamo". Parole oggi da me condivise.

Sono stato protagonista di numerosi appelli, in particolare per la vita, ed anche per dimostrare che lo Stato Vegetativo è vita.

Lo scorso mese di Marzo sono stato protagonista e promotore di una protesta denominata: "contro l'eutanasia passiva dello Stato italiano" iniziando uno sciopero della fame e rifiuto delle cure, per mancanza di assistenza e di applicazione di varie leggi sui disabili gravissimi (eravamo in 90).

Protesta sospesa dopo aver ricevuto una lunghissima e toccante lettera (che le allego) dall'ex Ministro della Salute, Livia Turco.

Lo scorso 8 Aprile (i media sordi e muti) dopo una mia missiva al Capo dello Stato (nella quale chiedevo che si aprisse un dibattito sulla nostra condizione e sulla mancata attuazione di varie leggi che garantiscono il diritto alla salute sancito dalla Costituzione) ricevetti una lettera del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in cui ribadiva di sollecitare un confronto sensibile e un chiarimento responsabile su quella questione eticamente delicata, e di richiamare l'attenzione sul bisogno di maggiore intensità di cura e di assistenza per le persone che lottavano per la vita, richiamando anche il diritto al voto dei disabili intrasportabili. Cosa assolutamente infattibile in Sicilia. (Si allega lettera del Capo dello Stato, e del suo Segretario).

Le devo far presente che il Capo dello Stato non ha fatto per me come per Piergiorgio Welby. Per lui si aprì un grande e devastante dibattito e il suo caso, portato davanti a tutta la classe politica, è diventato di dominio pubblico. Cosa che non è avvenuto sul mio e degli altri invalidi come me: al nostro appello pubblico, ha risposto in forma privata.

Ad oggi, nonostante abbia ricevuto la lettera del Capo dello Stato, è cambiato poco e nulla, una delusione veramente inaccettabile.

Sono stanchissimo di lottare e optare ancora per la vita.

Caro Presidente fino ad oggi io amo la vita, la morte per me rappresenta veramente un orrore, lei è la mia ultima spiaggia da percorrere.

Sono stanco e stufo di aspettare. Se anche lei non mi dà ascolto, la mia voglia di vivere cessa di avere efficacia. Passano i giorni, i mesi e gli anni, ed è sempre tutto uguale.

Per far sentire la mia voce “silenziosa”, ho bisogno veramente del suo aiuto.

Nel mio cuore e nella mia mente esistono due grandi sogni: il primo è quello di poterla incontrare per poter trascorrere un giorno insieme, chiedendogli di guardarmi intensamente negli occhi e mettersi nei miei panni, sono pronto a farmi trasportare anche a casa sua per un incontro, anche in forma privata.

La supplico mi faccia questo grande dono, un dono che solo lei può regalarmi, sarà sicuramente e senza ombra di dubbio il più grande regalo della mia vita, per me e tutta la mia famiglia.

L'altro mio sogno è andare in America, anche come cavia per essere sottoposto alla nuova tecnologia scientifica americana, la ossigeno terapia iperbarica (già con la mia famiglia ci siamo interessati per organizzare un mio viaggio negli Usa, ma ci vogliono tanti soldi).

I mass media si concentrano ripetutamente e con accanimento solo su chi chiede l'eutanasia senza poi andare in fondo al problema, le discussioni si infiammano sui giornali e nelle tv, quando vengono sollevati casi come quello di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro.

Non può il diritto di morire diventare la nuova frontiera dei diritti umani.

Se lo Stato riuscisse a garantire pienamente la tutela della vita, in ogni fase della malattia e della disabilità ed anche nella fase insostenibile, credo non esisterebbe alcun fenomeno di eutanasia. Certo, poi, quando, si arriva alla disperazione (come, attualmente, nel mio caso), si spegne quella fiamma della speranza, che, non trovando concrete risposte assistenziali, sfocia in una domanda di eutanasia e di fine vita.

Di solare evidenzia sembra che lo Stato Italiano (in particolar modo la sinistra) sia orientato al riconoscimento del diritto di morire, evidentemente non conviene spendere soldi per chi vive da paralizzato, in particolar modo nella propria casa.

Presidente, le ripeto che la dolce morte trova spazio dove c’è disperazione, dove c’è un grande senso di abbandono e di sofferenza. Dove, invece, c’è volontà di vivere le cose stanno in modo inverso. Nessuno se non come me, potrà mai capire.

Da svariati anni non esiste una intensa e continuativa assistenza, non esiste e non vengono applicati gli aspetti sociali, esistono varie leggi come la 328 e la 162 non recepita dalla Regione Sicilia.

Esiste invece la burocrazia, il menefreghismo, l'abbandono e l'indifferenza totale da tutte le istituzioni competenti, nessuno sa niente, nessuno agisce, nessuno si muove.

Esiste un grandissimo divario tra Nord e Sud del Paese! In Lombardia e in Veneto ci sono persone nelle nostre stesse condizioni a cui non manca (quasi) niente, in Sicilia manca tutto.

Il mio e nostro dramma non può essere più sottotaciuto, io non ce la faccio più.

In Sicilia tutti nascondono il mio caso, non importa il passato, quello che oggi importa è il presente e il futuro, voltiamo una volta per tutte pagina.

Ad oggi non chiedo l'eutanasia, chiedo di vivere dignitosamente ma se le mie richieste non verranno soddisfatte, con strazio e sofferenza chiederò pubblicamente di porre fine alla mia esistenza incaricando una persona a me tanto cara, di soddisfare le mie richieste, di essere trasportato in un altro luogo, lontano dalla Sicilia, (stabilendo tempi e modalità) e, ove necessita, effettuare una registrazione video. Se riusciremo in tempo mi piacerebbe incontrare alcuni personaggi sparsi per l'Italia che in quest'ultimo periodo mi sono stati veramente vicini.

Mi dispiace per tutte quelle persone che credevano in me e nella mia lotta per la vita.

Mi dispiace per tutte quelle persone che in questi lunghi anni di sofferenza mi hanno veramente sostenuto, inviandomi anche numerose lettere.

Mi dispiace per tutti i fratelli ed i loro familiari che vivono nelle mie stesse condizioni (anche peggio), a loro chiedo scusa e perdono.

Ma soprattutto e in particolare mi dispiace per la mia onorata e splendida famiglia. Mamma perdonami, d'altronde sei già molto sofferente e ammalata e lo sai che non hai più le forze per accudirmi amorevolmente.

Perdonatemi tutti, ma io non riesco a sopportare questa lunga ed atroce sofferenza di Stato.

La supplico di prendermi in considerazione, non voglio essere trattato come un malato terminale, voglio essere assistito adeguatamente, ci vuole una nuova coscienza civile di questo gravissimo problema lungamente messo da parte, perché a tutti potrebbe capitare il mio stesso inconveniente.

Caro Presidente in attesa del mio più grande sogno (incontrarla), le invio i miei saluti e mi affido alla sua parola, ringraziandola anticipatamente per l’attenzione e la disponibilità.

Catania dal 26 al 31 Agosto 2008

Salvatore Crisafulli

Resa pubblica il 5 Settembre 2008