sabato 4 ottobre 2008

Un professore sul decreto Gelmini

Il mio amico Angelo Scalese mi ha inviato questa bella lettera, vale la pena di leggerla fino in fondo.


La Gelmini é partita con il piede giusto e sta facendo davvero un buon lavoro.

L' introduzione dell' educazione civica, il maestro unico, il voto in condotta, la sostituzione dei giudizi con i voti, sono tutti provvedimenti che da insegnante ho sempre sognato ed ora che sono andato in pensione me li vedo arrivare a tempo scaduto. Non importa, sono contento lo stesso perché ne trarranno vantaggio i miei colleghi e soprattutto gli allievi che finalmente potranno frequentare una scuola un po’ più seria. Chi non vive nella scuola non può capire quanto siano necessari questi provvedimenti.

Partiamo dal maestro unico.

Dicono che si vuole distruggere una scuola elementare che funziona a meraviglia.

Citano i dati OCSE che collocherebbe la scuola elementare italiana ai primi posti nel mondo. I dati OCSE dicono che i ragazzi di 15 anni sono agli ultimi posti nella classifica mondiale in quelle abilità come la lettura che si apprende alle elementari. Il deficit in matematica e scienze viene attribuito alla sperequazione tra discipline umanistiche e scientifiche. Purtroppo i nostri ragazzi non eccellono né nelle materie umanistiche né in quelle scientifiche.

All' inizio di ogni anno scolastico ho sempre fatto la prova di lettura ai ragazzi di prima media. Poco meno di metà classe non sapeva leggere. Dopo cinque anni di scuola elementare buona parte degli alunni non sa fare le divisioni a una cifra, non riconosce le più semplici figure geometriche piane e non sa le tabelline.

Lo scorso anno ho provato a chiedere agli alunni di seconda media: dove si trova Pordenone? Qualcuno ha risposto: “in Calabria”. Allora mi sono spinto oltre ed ho chiesto: "in provincia di Cosenza o di Catanzaro?". Metà classe ha risposto Cosenza e l' altra metà Catanzaro. Andando avanti nell' indagine ho scoperto che il frumento costa di più del grano e che il granoturco è diverso dal mais perché ha i semi più piccoli. Il dato preoccupante di questa inchiesta domestica è che i ragazzi si sono giustificati dicendo che quelle cose non le avevano mai studiate. E’ possibile che in cinque anni di scuola non ci sia il tempo per imparare quelle nozioni di base che evitano ai ragazzi di sentirsi dei somari? Chi è impegnato a decifrare i fonemi durante la lettura, non riesce a cogliere il senso di quello che legge. E’ più importante saper leggere bene o imparare a fare i pupazzi con la pasta di sale e a dipingere, con la tecnica dell’ imbianchino, enormi tabelloni che richiedono ore ed ore di lavoro? Quando dalle elementari arrivano ragazzi in queste condizioni, c'è poco da fare. Il loro destino scolastico è già compromesso. Dopo il triennio delle medie avranno imparato a leggere e sapranno fare le divisioni, ma raramente sapranno applicare le proporzioni nei problemi o sapranno applicare il teorema di Pitagora all'esame di terza media. Dopo anni di studio della lingua inglese, solo due o tre alunni per classe riuscivano a rispondere alle semplici domande dell' insegnante di lingue durante esami orali ai quali ho assistito nella mia lunga carriera di insegnante. E le mie non erano scuole del sud!

Se si vanno a leggere i programmi delle elementari c'è da rimanere stupiti. Un maestro dell' area scientifico-matematica, nel suo programma aveva inserito il calcolo statistico, lo studio di funzioni e i linguaggi di programmazione. Una cosa impressionante, neanche fossero all’ università.

La domanda che mi pongo, però, è questa: chi ci garantisce che il maestro unico funzioni meglio dei tre insegnanti su due classi? E poi, sapranno i maestri di adesso essere bravi come quelli di una volta?

Io ritengo di si. Il maestro di una volta faceva solo le magistrali mentre quelli di adesso sono tutti laureati nelle discipline che formano non solo l’ insegnante, ma che ne fanno anche un ricercatore nel campo della didattica (Il maestro non studiava Chomsky e la grammatica generativo-trasformazionale). Bisogna dire poi che i contenuti delle scuole elementari non sono così impegnativi da creare delle difficoltà a chi deve insegnarli. Diverso è il discorso per le medie e per le superiori. Un docente che ha studiato 30 anni fa la teoria atomica di Plank e di Bohr avrà la necessità di conoscere come si è evoluta la teoria della cromodinamica quantistica. Oggi la ricerca ha fatto progressi notevoli in moltissime discipline, sono nate nuove discipline come le biotecnologie e le nanotecnologie e tutto questo richiede un aggiornamento dei docenti proprio sui contenuti. Gli aggiornamenti proposti a scuola, invece, spaziano dal corso sulla sicurezza a quello sul pronto intervento a quello sulla privacy! C’è da mettersi le mani nei capelli. Assodato che il maestro unico è in grado di insegnare tutto, perché non deve valere il detto: “three is meglio che one” ?

Perché uno costa meno? Anche! Perché scandalizzarsi del fatto che si risparmino i quattrini del contribuente e si utilizzino magari per rendere più decorose le scuole in cui andiamo ad insegnare? Ma non è il solo buon motivo! Nella maggior parte dei casi le maestre vanno d’ accordo e spendono non poche ore per fare la programmazione, ma non sono isolati i casi in cui le maestre non si trovano d’ accordo su come lavorare insieme e allora son dolori. A volte la diatriba sfocia in una guerra all’ ultimo sangue con seguito di dispetti reciproci, i genitori che si schierano con l’una o l’altra fazione e chi ci rimette? quel povero Cristo di bambino che si trova a vivere in un clima che gli rende angoscioso l’ andare a scuola. Quando invece regna l’ armonia, allora si esagera nelle cortesie e si tende a strafare per dimostrare di essere gli insegnanti più bravi del mondo, oppure si continua in classe quella programmazione che nelle ore previste non è stata esaurita perché le ore non bastano mai, anche se non riesco proprio a capire come si fa ad occupare ben due ore settimanali per la programmazione! Un altro motivo per cui uno è meglio di tre è dovuto alle simpatie che l’ alunno prova per l’una o l’ altra insegnante. Se l’ insegnante di matematica è simpatica all’ allievo sarà simpatica anche la disciplina e viceversa. Si potrà eccepire che se l’ insegnante è antipatico il bimbo andrà male sia nell’ una che nell’ altra, ma non è così. Quando un alunno va male in una disciplina e va bene nell’ altra, il genitore ha la prova provata che la colpa è della maestra cattiva perché con l’altra il figlio va bene e questa è la rovina. Con il maestro unico se l’ alunno va male in qualsiasi materia, il genitore lo mette sotto e lo fa studiare di più. Sia ben chiaro che con il maestro unico, muore il modello scolastico che Bertagna ha inserito nella riforma Moratti.

Cosa dice Bertagna in sintesi? Dice che lo studio per materie porta al contenutismo fine a se stesso. Dice che l’ apprendere è bello e tutti gli uomini lo vogliono sperimentare ( non so perché ma mi ricorda tanto Padoa Schioppa quando diceva che pagare le tasse è bello). Ci farei una scommessa, ma sono sicuro che Bertagna non è mai entrato in una classe ad insegnare altrimenti non direbbe queste cose. Dice anche che quando si insegna una disciplina in realtà se ne insegnano molte altre e che bisogna avere la coscienza di ciò che si trasmette all’ allievo. Nel processo di apprendimento non è in gioco soltanto il si insegna (il sapere), né soltanto il ma conta altrettanto il . Egli distingue le conoscenze dalle abilità e dalle competenze. La riforma Moratti, che è permeata da questi contenuti, ha mandato in soffitta i vecchi programmi calati dall’ alto ed ha introdotto le più macchinose “unità di apprendimento”. Ogni allievo ha diritto ad un piano di studi personalizzato. I genitori, insieme ai docenti, programmano e concordano tale percorso. Se l’ allievo ha acquisito, anche fuori dalla scuola, delle competenze (certificate da chi, dal genitore?), queste devono essere allegate al “portfolio delle competenze”. Questa è la riforma Moratti. E’ demagogico dire che un allievo ha diritto ad un percorso didattico personalizzato in una classe con 27 alunni? Per carità! E’ una bestemmia!

Questa è stata la mazzata finale data addosso ad un docente sempre più in crisi, sempre più incapace di stare in classe e di trovare motivazioni per fare un lavoro delicatissimo e fondamentale per lo sviluppo di un Paese. Per certificare le competenze, vale a dire per dimostrare che le conoscenze e le abilità apprese vengono utilizzate dall’ allievo in un contesto applicativo, è necessaria l’ attività laboratoriale. Questi ultimi anni sono stati tremendi per i docenti. Come si fa a certificare le competenze se non si fanno le attività laboratoriali? Si inventa! Si sono fatte le sedute psichiatriche per realizzare le “unità di apprendimento”. Ogni insegnante ci metteva quello che aveva capito della riforma. Risultato? Si cercava di scopiazzare dai modelli che pubblicavano le varie riviste, ma il risultato di tutta questa confusione quale è stato? La scuola italiana è balzata ai primi posti nella classifica mondiale? Neanche per sogno. Se non siamo peggiorati, siamo rimasti li.





Cosa dicevo sulla riforma Moratti?


La colpa non è dei Ministri che di volta in volta si accingono a riformare la scuola se non si riesce mai a capire il senso che hanno i cambiamenti che ci propongono, (pensiamo al progetto Berlinguer che prevedeva contemporaneamente l’ iscrizione alla prima superiore delle seconde e delle terze medie con un fantasioso meccanismo di estrazione a sorte sostitutivo della promozione), ma nel significato equivoco che assume la parola “riforma”. Anzi è il prefisso “ri” che è poco serio rispetto a molti altri che svolgono un ruolo ben preciso ed inequivocabile. Se infatti viene anteposto alla parola nascere assume il significato (metaforico) di nascere una seconda volta. Basta porlo davanti a muovere che assume ben altra funzione. Se pensiamo a cosa combina davanti a gettare e ferire ci accorgiamo che è un prefisso di cui non ci si può fidare. Limite del linguaggio, dove Wittgenstein si è arreso e dove Aristotele è naufragato tra anfibolie e paralogismi, che assolve ogni Ministro dal dover compiere qualcosa di sensato nel mettere mano alle questioni che riguardano la scuola.

Eppure questa sembrava la volta buona. Finalmente prevale il pragmatismo!

Messi da parte i grandi pensatori, quelli che sanno di: Piaget, Tyler, Bloom, Gagnè, Skinner, Guilford, Mager ( mi scusino gli altri se non li ho citati ), si ripristina il voto di condotta perché finalmente qualcuno è entrato nelle classi ed ha capito che metà del tempo del docente viene speso per inutili interventi disciplinari.

Benissimo! Si sono accorti anche che il docente vigilante in mensa è sprecato? Ma bene! Vuoi vedere che stavolta fanno piazza pulita di tutti quei progetti che hanno ridotto la scuola a livello di oratorio in cui i docenti si improvvisano, senza alcuna abilitazione specifica, esperti di teatro, di informatica, di scacchi, di erboristeria, di cinematografia e così via? Non sembra vero! Finalmente qualcuno ha capito che il tempo che impieghi a studiare gli scacchi ti manca poi per il teorema di Pitagora. Da anni, infatti, arrivano alle medie ragazzi che sanno tutto sulla riproduzione delle piante perché hanno seguito il progetto “adottiamo un giardino” ma non sanno leggere e scrivere.

In questa mia rappresentazione perspicua dei problemi scolastici non può mancare una lamentatio sullo studio delle lingue straniere.

Le classi di prima media vengono formate con alunni che hanno studiato, alle elementari, la lingua inglese, altri che hanno studiato il francese, altri lo spagnolo e altri ancora il tedesco. In base a quale criterio? Il criterio della maestra. Ma che criterio è? E’ il criterio che se una maestra ha fatto il corso di 600 ore di tedesco il bimbo impara il tedesco e se lo ha fatto di francese impara il francese. Ma è sicuro che la maestra dopo 600 ore sappia insegnare le lingue e soprattutto è sicuro che l’alunno le impari? Che importa. Tanto poi, quando arriva alle medie, ricomincia tutto daccapo. L’esito? Basta assistere agli esami di terza media: dopo otto anni di studio delle lingue il povero allievo non riesce a mettere due parole in croce in nessuna delle tante lingue studiate. E i genitori sono anche contenti perché i loro figli hanno fatto il bilinguismo e il progetto lingua 2000.

Non fatemi tirare in ballo Lenneberg e Chomsky per documentare quanto siano importanti i primi anni di età per l’apprendimento delle lingue, sicuramente non mancano al Ministero quelli che ne conoscono anche di altri, fatemi dire però che non ha senso far insegnare le lingue alle maestre che hanno fatto un semplice corso, quando abbiamo una fila interminabile di laureati in lingue straniere e che hanno anche frequentato il corso di specializzazione biennale (i famosi corsi SISS) che abilita all’insegnamento. Se le lingue venissero studiate seguendo un percorso didattico che va dalla prima elementare alla terza media, dopo otto anni di studio di una lingua, l’esito sarebbe certamente diverso da quello attuale.

La lamentatio non è completa se non si mettono in piazza anche i problemi del tempo prolungato.

Il tempo prolungato è un servizio? Benissimo ma perché deve essere intermittente?

Il lunedì si il martedì no. Abbiamo scoperto che la compresenza nel tempo prolungato è uno spreco di risorse? Utilizziamo queste risorse ed estendiamo il tempo prolungato a tutti i giorni della settimana. Si vuole offrire un’ opportunità in più a chi non ce la fa? Gli si imponga di frequentare la scuola al pomeriggio visto che in Italia la bocciatura è un tabù e le scuole professionali sono una discriminante sociale.

Se in Scienze si studiano gli “oggetti della natura” e in Tecnica gli “oggetti dell’uomo” perché i primi devono essere obbligatori e i secondi facoltativi?

Perchè gli insegnanti di Educazione tecnica non possono insegnare anche scienze visto che spesso sono costretti a spiegare prima il fatto scientifico e poi quello tecnico?

Perché con il grande bisogno che abbiamo di parlare bene almeno la lingua inglese si riducono le ore obbligatorie di inglese nelle scuole medie?

Si possono risolvere questi problemi con una riforma che introduce il criterio delle materie facoltative? E con quale criterio si stabiliscono le materie facoltative? Con il criterio della maestra?

Non riesco proprio a capire che senso abbia una riforma del genere.

Forse, per tornare all’inizio, il termine “riformare” sta assumendo nella scuola italiana il significato che ha quando si va a fare la visita per essere arruolati.

Come vedete stiamo ancora parlando degli stessi problemi.

La Gelmini ha ripristinato il voto di condotta? Bene! Era ora! Riuscirà a mantenerlo? Dipende anche da noi. Non dobbiamo lasciarla sola a combattere, bisogna sostenerla e incoraggiarla. Anzi, sul fronte della disciplina bisogna fare ancora di più. Una volta gli allievi erano terrorizzati dai docenti, oggi avviene il contrario. Quello che accade nelle classi è incredibile e sono convinto che anche voi che mi leggete pensate che stia esagerando. Ci sono classi in cui viene l’ angoscia all’ idea di entrare a fare lezione. Prima di ottenere il silenzio passano dieci minuti. Si entra in classe e pare che non sia entrato nessuno, i ragazzi continuano nel loro lavoro di pubbliche relazioni, di compilazione del diario, che poi viene consegnato alla compagna o al compagno, c’è chi copia i compiti per la lezione successiva oppure chi ascolta le canzoni registrate nell’ ultimo ipod. Appena entrato in classe il docente deve respingere l’ assalto di due o tre allievi che chiedono di andare in bagno ad ogni cambio dell’ ora. Altri dieci minuti servono per rispondere alle note che il docente riceve dai genitori perché non ha mandato il figlio in bagno il giorno prima o perché ha sequestrato il telefonino utilizzato per filmare il sedere della compagna che sta davanti che con i pantaloni a vita bassa mostra la marca delle mutande e non solo (viva il grembiule obbligatorio). Dieci minuti vanno via per verificare che nessuno ha fatto i compiti, perché ormai la maggior parte dei ragazzi ha perso l’abitudine di studiare a casa e il resto serve per fare lezione a quei quattro o cinque che hanno ancora voglia di imparare qualcosa. Se un alunno manda l’ insegnante a quel paese, questi deve avere l’ autorità di sospenderlo seduta stante. Oggi invece per sospendere un alunno maleducato, bisogna convocare il consiglio di classe, far perdere mezza giornata ai colleghi convocati e, se il regolamento lo prevede, dopo quindici giorni arriva la sentenza: “sospensione di un giorno con obbligo di frequenza”. E’ un non senso? Sembra incredibile ma le cose stanno proprio così.

Se vogliamo bene alla scuola bisogna avere il coraggio di cambiare queste storture. La scuola italiana è davvero allo sbando. Un alunno delle scuole elementari costa ai contribuenti circa 5000 euro l’ anno, è mai possibile che dopo aver speso 25.000 euro metà di questi non sappiano nemmeno leggere?


La Gelmini ha reintrodotto il voto numerico.


E’ un messaggio chiaro e comprensibile a tutti. Sapete quante ore si spendono inutilmente nei consigli di classe per mediare su giudizi in cui si litiga se l’impegno è costante, quasi costante o abbastanza costante? Non ci credete? Lo so, sembra impossibile ma è così. I giudizi mediati a colpi di aggettivi risultano, dopo estenuanti litigi, delle frasi prive di significato frutto di un contorsionismo dialettico raggiunto per stanchezza. Anno dopo anno ci siamo abituati a questo teatro dell’ assurdo e non riusciamo più a renderci conto di quanto siamo fuori dalla realtà.

Non è meglio avere il maestro unico nella scuola elementare ed utilizzare il personale che avanza per dare il tempo pieno anche alle scuole medie? Se in una famiglia lavorano entrambi i genitori, i ragazzi che restano a casa il martedì e il giovedì sono abbandonati a se stessi, non hanno la mensa, sono soli a casa e potete immaginare cosa può succedere. C’ è poi la necessità di eliminare lo spreco di risorse dovute a tutte quelle attività che interrompono il lavoro che il docente fa in classe. Fin dal mese di novembre arriva il docente di musica che vuole 6 ragazzi per preparare il saggio di Natale, poi ci sono quelli che si devono allenare per la gara di pallavolo, poi c’è la collega di lettere che chiede tre alunni bravi in informatica che vengono lasciati da soli nel laboratorio a scrivere la poesia di un autore sconosciuto o a scrivere il giornalino della scuola che tiene lontano dalla classe i ragazzi per mesi. Il tutto per la gioia dei genitori e dei docenti che espongono le loro vanità durante le feste della scuola. Io che insegnavo agli allievi di prima media a fare le pagine web, a quelli di seconda a programmare i robot e a quelli di terza gli argomenti per la patente europea non ero nessuno, perché non esponevo nulla dei lavori fatti dagli allievi e le mie attività non venivano nemmeno menzionate dalla preside quando presentava la scuola ai genitori delle elementari. Eppure non credo che ci siano molte scuole in Italia dove si insegna robotica!

Il problema della valutazione non si risolve solo con il ritorno al voto numerico. Nella scuola media si sono abolite le valutazioni trimestrali e introdotti i quadrimestri per dare più spazio alla didattica. Purtroppo, in numerose scuole, i presidi, presi dalla smania di tenere informati i genitori, hanno costretto gli insegnanti ad aggiungere ai quadrimestri altre due valutazioni intermedie e così ai primi di novembre, ci troviamo davanti i genitori che ci chiedono come vanno i loro ragazzi. Ora ditemi voi come si fa in un mese e mezzo a fare un pezzo di programma e valutare 25 alunni! E’ assurdo, ma soprattutto, è una gran perdita di tempo che viene sottratta all’ attività di apprendimento. Inoltre, bisogna prendere atto che la natura non fa crescere tutti gli alunni con gli stessi ritmi così come pretende la scuola. C’è chi matura prima e chi un po’ più tardi, ma questo non deve essere vissuto come un dramma né dalle famiglie e nemmeno dai docenti. Bisogna capire a cosa serve la valutazione. A volte capita che un alunno che dà fastidio in classe, non studia e si assenta molto, venga promosso per “toglierselo dai piedi” e quindi va avanti negli studi senza aver acquisito gli strumenti necessari per affrontare gli studi successivi. Ci sono dei professori che vivono la bocciatura come un insuccesso personale e hanno il terrore di essere giudicati negativamente. A me è capitata una collega di lettere che dava a tutti ottimo e distinto nel tema d’esame di terza media, per impedire al consiglio di classe di bocciare quelli che all’ orale facevano scena muta. Ovviamente molti temi contenevano errori di grammatica gravi e il contenuto era insussistente. Non sarà facile cambiare una mentalità molto radicata nel corpo docenti: si tende a giustificare sempre l’ insuccesso scolastico con motivazioni di ordine sociologico e familiare. (il bimbo non studia perché i genitori litigano tutti i giorni. Come fa un ragazzo a fare i compiti se un giorno sta a casa della mamma e un altro a casa del papa?). Per non dire del danno che fanno i Presidi impegnati a tutelare l’ immagine della scuola che votano quasi sempre per la promozione di alunni che non conoscono e non hanno mai valutato. Bisogna escluderli dalla valutazione. Ritornare alla scuola meritocratica significa promuovere gli allievi che studiano e bocciare quelli che non sanno. Di fatto la scuola italiana è già meritocratica perché, in un modo o nell’ altro, la selezione avviene comunque se pensiamo che solo il 19% degli studenti italiani arriva alla laurea. Se questo è vero qual è il problema? Il problema è che la scuola rifiuta ipocritamente di certificare il reale livello di apprendimento dell’ allievo e lo induce a un percorso scolastico che non è in grado di affrontare, condannandolo al fallimento scolastico. All’ allievo viene negata la possibilità di prendere coscienza delle proprie carenze e di porvi rimedio per tempo, arrecando un danno irreversibile allo studente e alla società. Il sistema dei debiti formativi e del recupero estivo non risolve il problema. Occorre invece ridurre, come già propone la Gelmini, l’ orario scolastico delle lezioni per trovare quelle risorse che consentono alla scuola di offrire un sistema di recuperi disciplinari che devono durare tutto l’anno. Tanto per fare un esempio. Un allievo che non ha raggiunto la sufficienza in matematica, l’ anno successivo frequenterà le ore di lezioni ordinarie e in più verrà assegnato ai corsi di recupero in cui dovrà colmare le lacune accumulate nell’ anno precedente. Ovviamente, sarà possibile sostenere questo sforzo solo per un paio di discipline; nel caso in cui le insufficienze fossero di più si dovrà ripetere l’ anno.

L’ obiettivo del docente deve essere quello di attrezzare l’ allievo per affrontare il corso di studi successivi e quindi sarebbe opportuno capire quali sono le conoscenze e le competenze richieste da chi sta a monte nel sistema scolastico. Bisognerebbe procedere alla valutazione non alla fine del corso di studi ma all’ inizio. Gli allievi di quinta elementare dovrebbero fare l’ esame di ammissione alla prima media. I docenti che valutano l’ allievo sono quelli che si assumono anche la responsabilità della sua formazione e per la quale dovranno rispondere ai docenti del corso di studi successivo. Con questo sistema si introduce anche un criterio oggettivo di valutazione del docente. Non è possibile, per ragioni ovvie, che i genitori o gli allievi valutino i docenti e nemmeno il preside che pur avendone le capacità, non è in grado di capire, se non per gli aspetti marginali, legati alla capacità di tenere la disciplina in classe, quanto valga un docente quando fa lezione. Invece se un docente si assume la responsabilità di accogliere un allievo che non sa leggere, deve anche sapere che corre il rischio di consegnare al docente delle scuole superiori un allievo che poi verrà respinto perché non è stato ritenuto idoneo. Valutare i docenti in base ai corsi di aggiornamento frequentati o in base ai progetti che presenta è una sciocchezza. Ci sarebbe la corsa ai progetti e ai corsi di aggiornamento più strani, si spenderebbero soldi ma la qualità della scuola non migliorerebbe. Si dovrebbe costituire un organismo che valuti i programmi che il docente intende svolgere, mentre il preside dovrebbe controllare che questi programmi vengano effettivamente realizzati. Faccio un esempio. Se un docente di tecnologia, si ostina, e ce ne sono molti, a rifiutare di insegnare informatica, continua a proporre i soliti lavoretti di falegnameria oppure fa fare ai ragazzi i circuiti in cui si accendono le lampadine, il programma del docente avrà un punteggio più basso. Come sarà bassa la valutazione di quei docenti che svolgono la metà degli argomenti di altri, perché se la prendono comoda e il tutto risulta debitamente scritto nella programmazione. Ovviamente diventa essenziale il controllo esercitato dal preside sull’ effettivo svolgimento del lavoro progettato. Potrebbe accadere che non in tutte le scuole si riescano a realizzare le attività proposte dai docenti perché prive degli strumenti necessari; questo spingerebbe le scuole a dotarsi degli strumenti e i docenti ad andare nelle scuole in cui possono lavorare meglio.

La scuola italiana va riformata profondamente soprattutto nei contenuti degli insegnamenti proposti. Bisogna anche fare in modo che i docenti che non sanno insegnare vengano dirottati su altri lavori; non si può rovinare la vita di tanti allievi solo perché non si ha il coraggio di guardare in faccia la realtà. Ci sono ancora molti docenti che non sono laureati e che sono diventati obsoleti sul piano professionale. Ci sono docenti che insegnano matematica e non l’ hanno mai studiata. Bisogna rivedere le classi di concorso e sistemare certe stranezze che si trovano solo nel sistema scolastico italiano. C’è uno squilibrio tra discipline umanistiche e scientifiche. Lo studio delle lingue dovrebbe seguire un percorso parallelo a quello scolastico, con momenti di valutazione autonome finalizzate alla certificazione dei livelli standard di apprendimento (toefel). Se un allievo frequenta per otto anni un corso di lingua straniera senza le interruzioni dovute al cambio delle classi, i risultati sarebbero straordinari. Le attività di laboratorio si dovrebbero svolgere, come già avviene nelle università, al pomeriggio, destinando la mattina all’ apprendimento delle conoscenze. Oggi accade che tra un’ ora e l’altra di lezione gli alunni si mettono in fila per andare nel laboratorio di informatica, poi c’è la fila di quelli che vanno in palestra, poi c’è la fila del laboratorio di scienze, poi la fila che va a fare musica e poi quella di artistica. Insomma un via vai di ragazzi che si spostano avanti indietro per la scuola, perdendo tempo prezioso e creando non pochi disagi e accade spesso che l’ insegnante dell’ ora successiva stia in classe ad aspettare che gli alunni tornino dalla palestra o dagli altri laboratori. Le ore del mattino andrebbero ridotte perche il periodo che va dalle 8 alle 13 e 45 è troppo lungo. Alle attività di laboratorio si potrebbero destinare i docenti non laureati, le maestre in esubero e i docenti neoassunti. C’è poi da regolamentare le attività di sostegno e le modalità di inserimento nelle classi degli alunni immigrati. Attualmente vengono inseriti nella classe in base all’ età anagrafica. Se questo non sa leggere, non conosce la lingua italiana e sta in classe ad annoiarsi non importa. Basta che socializzi. Questo è l’ imperativo della scuola di oggi!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono un genitore e ai miei tempi ho avuto il maestro unico,peccato che ogni anno lo cambiavano,in quinta ne hanno cambiati due e io in quinta non sapevo fare le divisioni,non insegnavano nemmeno educazione civica e avevo una bassa stima di me perché il maestro mi offendeva,non si scioperava,si faceva come i pecoroni,è vero siamo giunti al punto che si deve cambiare,in meglio naturalmente.sono d'accordissimo con la Gelmini,le auguro di potere andare avanti e di non mollare perché dopo anni di disfattismo permissivo della sinistra e company abbiamo i nostri giovani resi incapaci da droga ,alcol, malcostume, povere menti strumentalizzate in mano alle manovre della politica marcia del Paese.Forza Mariastella,non é che l'inizio,una mamma.

Anonimo ha detto...

caro genitore..forse lei è un pò tantino estraneo alla realtà di uno studente e pensa ancora al bravo professore che sa tutto che appoggia uno studente ecc...LA REALTà è BEN DIVERSA.. e se sono migliaia e migliaia di studenti a protestare forse ci sarà un motivo. Questo, certo, non esclude il fatto che ci siano professori capaci; ma in una società come quella in ci viviamo, dove oramai la raccomandazione è un privilegio per tutti, imbattersi in un professore di scarsa competenza non è poi così tanto difficile. E signora cara, io faccio il quinto anno e penso di vivere più io il presente ce lei. Perchè si sa e si è sempre saputo che difficlmente un docente possa essere in grado d spiegare tutte le materie. Perchè se sei laureato in lettere è un pò difficile saper risolvere una funzione. E se il docente insegna a suo figlio ed è un caprone ignrante raccomandato senza un minimo di preparazione lei come la vede? e se è quello l'unico che STATE SICURA NON POTET CAMBIARE come la mettete?che arrivate alle scuole secondarie di primo grado analfabeti?Cosa facciamo?Si ritorna ai vecchi tempi? Beh si ritorniamo ai vecchi tempi, camminiamo come ai gamberi, e tanto che ci siamo RIMETTIAMOCI SULLA STRADA DELLA DITTATURA dove se si vedono MILIONI DI STUDENTI SCIOPERARE ci si limita a ridere e ignorare..ed è questo qullo che facciamo?il solledico?Chi la subisce la riforma?la Gelmini o noi sudenti?Chi deve portare 50 centesimi alla settimana per comprare il gesso?La Gelmin?l'italia in crisi?E PERCHè NON S COMINCIA A TAGLIARE GLI STIPENDI DEIPARLAMENTARI O PROPRIO I PARLAMENTARI STESSO CHE è MEGLIO?PERCHè INVECE DI DISTRUGGERE IL FUTURO DELL'ITALIA NON SI PENSA A ARE I TAGLI DEL SUPERFLUO?su questa strada dobbiamo andare?bene...lei signora faccia con comodo...su si accomodi

Nico ha detto...

Pubblico due commenti anonimi, perché sono scritti civilmente.

Al secondo dico che difficilmente alle elementari un laureato in lettere insegnerà una funzione, però un laureato in lettere saprà certamente fare una addizione.

Che le raccomandazioni si combattono anche con i tagli.

Per il resto ha detto delle cose condivisibili sul taglio degli sprechi.

Un'ultima cosa: non mi permetterei mai di ridicolizzare una vera protesta (certo i cortei dei primi giorni, sbandierati come affollati, che in realtà vedevano la partecipazione di poche decine di studenti mi hanno lasciato sconcertato).

Comunque lo stesso Umberto Eco ricorda agli studenti che in questo caso i tagli fanno più male ai professori e che molti stanno protestando a favore delle baronie.

Lo chiedo comunque a lei (se si vorrà firmare in futuro) discutiamo di proposte sulla scuola, nessuno ce lo impedisce.

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe che questo post fosse letto dal nuovo ministro Gelmini. Il problema della scuola di oggi e' che il docente non e' piu' appoggiato ne' dalle istituzioni ne' dalle famiglie. Fino ad un decennio fa' la scuola andava bene:
i ragazzi portavano rispetto ai docenti ed in qualche modo erano costretti a studiare per paura di doverlo fare in estate o nell'anno successivo; i genitori seguivano i figli e li riprendevano se il docente aveva a che dire sul loro profitto scolastico (forse anche loro timorosi dello studio estivo o della bocciatura).
Oggi invece i ragazzi sanno di non poter essere ne rimandati ne tantomeno bocciati (guai, i presidi perderebbero probabilmente iscritti e risorse economiche) i genitori coscienti della situazione riprendono non piu' i figli bensi' i docenti troppo esigenti (i figli non possono perdere tempo a studiare) ..... Che ben venga la riduzione dei testi scolastici, che ben venga il maestro unico sempre che questo venga da una preparazione ben precisa, non e' possibile mettere un insegnante di lettere a fare matematica, e' necessario un percorso formativo ben preciso un corso formativo ben studiato; dunque e' possibile prevederlo ma non attuarlo nell'immediato. Per quanto riguarda le classi per immigrati .... qui non commento e' assurdo .... ma stiamo scherzando. Facciamo in modo che la scuola funzioni oggi ad un quinto anno mi e' pure capitato che i ragazzi non sanno fare neanche una somma, ma dove stiamo arrivando; lasciamo stare la giustizia, la politica, il lavoro, ... ma ora anche la scuola .... mi sembra troppo ... un Italia che sempre piu' in rovina.