mercoledì 16 gennaio 2008

La vittoria della ragione

(ovvero: la vittoria del Papa)

Perdono i miei lettori che saranno sicuramente rimasti sconvolti dal titolo del post, ma lo confermo questa volta la ragione è dalla parte del Papa.

Infatti l'irrazionale ventata di gioia che ho visto nelle facce degli studenti dei "collettivi" mi ha fatto sorridere, pensando a come in questo modo il Papa li abbia accontentati e allo stesso tempo messi in difficoltà.

"La vittoria della libertà" (leggo sugli editoriali di alcuni quotidiani a sinistra), ho sentito un giovane (o una giovane) studente, affermare che lui non voleva a parlare una persona che gli limita le sue libertà personali e soprattutto la sua libertà sessuale (compitino per i lettori: fate una ricerchina con Google o chi volete mettendo come termini "libertà sessuale" e sapienza, sembra quello che interessa maggiormente ai collettivi).

Caro amico e futuro collega scienziato (ebbene sì sono un chimico, discendente degli alchimisti), la mia libertà non l'ha mai limitata nessuno, Dio mi ha creato libero ha lasciato piena libertà alle mie azioni, il Papa mi dice quello che dovrei fare per essere un buon cristiano, ma non mi obbliga.

Se tu ti senti "limitato" è perché probabilmente non hai abbastanza personalità per avere una opinione tua e sei passato da fare quello che diceva la mamma, a quello che dicevano le maestre, a magari quello che ti diceva il parroco o l'allenatore, senza interrogarti sulla tua capacità di avere idee, poi sei arrivato alle superiori e all'università e fai ancora quello che ti dicono gli amici del collettivo.

Mi ripeto, ho massimo rispetto per le manifestazioni di dissenso verso il Papa (ricordo che quando Giovanni Paolo II andò alla Sapienza, ringraziò chi lo fischiava per l'accoglienza rumorosa) in quanto rappresentante di idee non concordanti con le proprie.

Non credo ai diktat assolutistici, e a chi ritiene una vittoria non far parlare una voce diversa (fosse anche il peggior criminale del mondo).

Il Papa ha dimostrato ancora una volta in questo modo di rispettare le idee di una "minoranza" e di voler evitare strumentalizzazioni della sua presenza.

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