giovedì 10 gennaio 2008

Ultimo post sulla 194

Mentre condivido il commento di Camelot sul fatto che in questo preciso momento avrebbe più senso tra i politici parlare di legge elettorale che di altro (per quanto sia importantissimo, fondamentale e vitale), mi trovo a dover continuare a parlare di 194, ma prometto che, a meno di eventi eccezionali, sarà l'ultimo mio post su questo argomento.

Ho letto ed apprezzato il commento di Cosimo, anche se da buon amico sa che la pensiamo in maniera leggermente diversa e comunque rispetto la sua posizione, riporto il testo di una lettera inviata da Letizia Ortica:

Per una sana laicità
09 gennaio 2008 ore 12:26

Laico è un termine anticamente coniato dai cattolici per intendere il non consacrato. Tale termine ha avuto in prosieguo un significato antagonista riferito alla separazione tra poteri civili e gerarchie ecclesiastiche, nella modernità ha assunto addirittura il significato di esclusione della religione e dei suoi simboli dalla vita pubblica ed il loro confinamento nella sfera privata e della coscienza.

La dinamica dei tempi attuali, la globalizzazione, il multiculturalismo, pongono alle società civili ed agli stati ulteriori temi di riflessione che attengono all’organizzazione democratica.

I cattolici non pretendono di imporre alle altre culture la loro posizione etica e sociale, anzi, riconoscono la valenza della diversità di cultura come un valore da rispettare e ritengono che le realtà terrene debbano esprimersi nella loro piena autonomia: pretendono però di proporre anche il loro modello di vita sociale, nella quale la religione non è confinata nel privato e nella coscienza individuale, ma ha una sua rilevanza politica e culturale che si esprime anche attraverso innumerevoli strutture visibili ed opere caritative ed ha quindi una sua rilevanza pubblica: tale riconoscimento vale anche per le altre confessioni e realtà presenti sul territorio.

E’ dal reciproco riconoscimento e dalla relazione che intercorre tra le persone e le formazioni intermedie della società (come la famiglia, la comunità, il volontariato, l’impresa) che si forma il pensiero del popolo che dovrà essere riconosciuto dal potere e dovrà essere imposto secondo regole coercitive: così funziona la democrazia.

Ma non è escludendo la religione dalla vita sociale che si realizza la vera laicità e non è certo da auspicare una nuova “resistenza laica” in un mondo nel quale si sono perduti tutti i riferimenti etici che orientavano le azioni dell’uomo: dando infatti potenziale credito ad ogni libera affermazione, lasciando alla scienza la possibilità di ricerca senza alcun limite, permettendo che tutte le idee si realizzino nelle conseguenti azioni, anche aberranti e contrarie al comune sentire, allora tutto diventa legittimo, tutto è vero e lo Stato dovrebbe limitarsi a dirigere il traffico delle azioni dei cittadini per mantenere l’ordine pubblico, disinteressandosi dell’orientamento della coscienza comune.

Venendo alla 194/78, constatiamo che è una legge totalmente disapplicata nei suoi enunciati che descrivono l’aborto come un male da prevenire ed evitare con interventi in favore delle donne in difficoltà a causa di una gravidanza difficile o indesiderata,In questi trent’anni di applicazione della 194, soltanto i Centri di Aiuto alla Vita ed i Movimenti per la Vita sono stati accanto alle donne in difficoltà, le hanno assistite moralmente e materialmente per favorire la nascita del bimbo concepito, cercando di evitare alla madre il dolore dell’aborto, la immancabile crisi depressiva del post aborto; tali Centri sono stati gli unici a garantire anche l’assistenza morale e materiale delle donne che avevano comunque interrotto la gravidanza e che nessun altra struttura, dopo il rilascio del certificato per l’aborto, è stata in grado di aiutare: nessuno nei centri di Aiuto alla Vita si è mai permesso di giudicare, ma tutti hanno cercato soltanto di comprendere e di sostenere.

E’ questa un’intollerabile ingerenza della religione nella vita civile, o forse è soltanto la presa di coscienza che l’uomo ha una sua dignità personale che gli deriva dall’essere figlio di Dio, e che a Dio ed alla legge morale spetta un posto nella vita individuale e sociale dell’uomo?

Avv. Letizia Ortica
Presidente del Movimento per la Vita di Treviso
Vice Direttore Nazionale del Dipartimento Volontariato di Forza Italia

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Solo una precisazione. Non è che consideri la legge elettorale più importante, intendiamoci. Qui sono in gioco, per voi cattolici, valori “non negoziabili”. Dunque io che sono laico, mi rendo conto che per voi il tema sia topico. Non è questo il mio punto di vista.
Il mio punto di vista è che per qualsiasi intervento sulla 194, occorra consultare il popolo e chiedere un preciso mandato elettorale.
E in secondo luogo, ma questo lo pensa anche Casini, ad esempio: è che in questo istante già delicato per la vita del Paese, l’argomento creerebbe ulteriori lacerazioni.
Ma io, questo lo ritengo anche in relazione al “divorzio breve”. Quando ho appreso che la sinistra ha presentato una proposta di legge in tal senso, anche in quel caso ho ritenuto la cosa fuori luogo. Proprio perché è un tema lacerante. Ci sono argomenti che riguardano milioni di italiani (la tassazione eccessiva, i prezzi troppo alti), cui la classe politica non dà risposte.
La moratoria che io proporrei: è sulle questioni eticamente sensibili.
Per affrontare le quali, a mio modesto parere, occorre sempre tener fuori il governo (che sia di destra o di sinistra). Anche perché i cattolici - al pari dei laici - sono presenti sia a destra che a sinistra.
Per questo lacerano temi come la 194: perché dividono gli schieramenti anche al proprio interno.
Possiamo permettercelo in questo istante?
Il cattolico, giustamente dal suo punto di vista, dirà sì: è una questione non negoziabile.
Il laico (ma anche i cattolici, quando vogliono, sanno essere laici: si pensi a Rotondi), dice: no, non è il momento opportuno per affrontarli.

Nico ha detto...

Mentre condivido il commento di Camelot sul fatto che in questo preciso momento avrebbe più senso tra i politici parlare di legge elettorale che di altro (per quanto sia importantissimo, fondamentale e vitale)

Mi quoto, infatti camelot è importantissimo, vitale fondamentale, ma non è il momento adatto.
Da ex scout (si lo so "semel scout sempre scout") ricordo che Lord Baden Powell diceva che era importante "saper fare la cosa giusta al momento giusto".

Anonimo ha detto...

aggiungo una riflessione,non mia, ma che ovviamente condivido in toto:
se parliamo di vita e di 194
non si può ignorare la voce
del comitato
"verità e vita"


COMUNICATO STAMPA N. 37 DEL 11-01-2008
Il Comitato Verità e Vita propone questo interessante dialogo tratto dal proprio sito (www.comitatoveritaevita.it), sul tema sempre più scottante della legge 194.
Rubrica l'esperto risponde su: Legge 194 e aborto
Domanda
Ho letto l'articolo del prof. Palmaro sulla legge 194 che ne mette in evidenza l'intrinseca negatività. Pur convenendo con l'autore sulle considerazioni morali e le debite trasposizioni giuridiche fondate sul diritto naturale, mi domando se, nell'attuale dibattito pubblico e parlamentare, (che avviene all'interno di un ordinamento piuttosto giuspositivista) possa invece essere più utile l'approccio della Roccella e di altri che non parlano apertamente di malvagità intrinseca della legge ma magari portano a casa qualche risultato politico non distruggendo il possibile consenso degli incerti con argomentazioni incomprensibili in una cultura relativista.
Spero di essere stato chiaro. Cordiali saluti.
Risponde il Prof. Mario Palmaro
Caro Lettore,
la sua domanda è interessante e molto precisa, e merita una risposta altrettanto netta. La posizione di Eugenia Roccella è semplicemente sbagliata. Come lo è quella di chiunque difenda, anche a scopo strategico e in buona fede, la legge 194.
Non si può infatti accettare che - anche in vista di un bene sperato - si commetta un male: il fine non giustifica i mezzi. E dire - mentendo, oppure essendone convinti - che la legge 194 è una fra le migliori leggi sull'aborto al mondo, o che è "una buona legge", è un gravissimo errore etico e giuridico. Di più: è una falsità. E con le falsità non si arriva da nessuna parte.
Nessuno di noi sarebbe disposto ad accettare un giudizio simile riferito a una legge che legalizzasse la tortura, o la discriminazione razziale, o la discriminazione della donna. E sa perché? Perché è convinzione comune che queste condotte siano intollerabili. Invece, sulla 194 scatta un atteggiamento assolutorio perché in realtà è l'aborto che viene accettato come fatto normale. Soprattutto: qui c'è in gioco una visione femminista della realtà: l'aborto legale segna l'ingresso di un potere giuridico enorme per la donna, un potere che non è concesso dalla legge a nessun'altra categoria di cittadini: il potere di vita e di morte sul proprio figlio.

Questo è il punto terribile, questo è nocciolo della questione: hic Rhodus, hic salta. Facciamo un esempio. Poniamo che in Italia ci sia ancora la pena di morte. Poniamo che Eugenia Roccella si batta per la sua abolizione. Direbbe: "La legge sulla pena di morte che c'è in Italia è una buona legge: si tratta solo di applicarla bene"? Io non credo. Penso che approfitterebbe di ogni occasione - opportuna e inopportuna - per dire che "la legge sulla pena di morte è ingiusta, e va abolita". E non si preoccuperebbe troppo di contare prima quante persone sono d'accordo con lei.
Domanda: ma dire che la legge 194 è gravemente ingiusta servirà a cambiare la legge? Non lo sappiamo. Ma una cosa sappiamo con sicurezza: che dire "la legge è buona" non potrà mai servire a cambiare nemmeno una virgola. Si è mai visto qualcuno che va a una trattativa dicendo che le proposte della controparte gli vanno comunque bene? Si è mai visto un sindacato andare da Confindustria dicendo: "Ah, le vostre condizioni sono ottime, per noi vanno bene così" ? Al dibattito politico si deve andare con una posizione forte, dura, chiara, netta. Poi si aprirà la discussione, la mediazione. Ma a nessuno - ripeto: a nessuno - deve venire il dubbio che i pro life, o i cattolici, siano "a favore" della legge in vigore sull'aborto. Da molte settimane, invece, caro amico, questa è la netta sensazione che un osservatore esterno ha del dibattito italiano. Diverso è naturalmente l’atteggiamento e l’attività del parlamentare rispetto ai pro-life, ma come faranno i parlamentari a mettere in discussione la legge se neppure i difensori della vita lo fanno? Il parlamentare ha bisogno di un forte retroterra.
Ecco, caro Lettore: qui siamo di fronte alla "grande trappola" che è stata preparata per i pro life italiani: cominciare a dire - e poi anche a pensare - che dell'aborto legale non se ne possa proprio fare a meno. Che sia una condizione inevitabile, e perfino "giusta", della nostra realtà. Ma che sia possibile - in vigenza del "diritto della donna di abortire", darsi da fare nei consultori e negli ospedali per salvare quanti più bambini. Questa seconda cosa è giusta, e va fatta. Ma senza mai tacere - o perdere di vista - la verità tutta intera: e cioè che ogni aborto legale è inaccettabile. E resterà inaccettabile anche se - poniamo - 99 persone su 100 dovessero ritenere il contrario.
I miei figli - il più grande ha 8 anni - già da qualche tempo mi hanno chiesto: "Papà, che cos'è l'aborto?" E ancora: "Papà, che cos'é la legge 194?". Ora, io potevo rispondere che la 194 é una legge un po' buona e un po' cattiva, una legge "che in origine era contro l'aborto", oppure che "è una legge ancora da applicare pienamente". Ma non sono bravo a raccontare le bugie, e ho detto, semplicemente: "L'aborto è quando una mamma uccide il bambino che ha nella pancia, e la 194 è la legge che in Italia ha permesso tutto questo". Sfido chiunque in qualsiasi sede a dimostrare il contrario di questa affermazione. I miei figli hanno capito benissimo. E nel loro cuore è nato spontaneo il giudizio. Sull'aborto. E sulla legge. Era loro diritto avere una risposta vera.
Noi pensiamo che questo stesso diritto l'abbiano tutti i bambini italiani. Di oggi e di domani.
Per il Comitato Verità e Vita
Il Presidente
Mario Palmaro

Anonimo ha detto...

Credo che la "sana laicita"
presupponga anche una correttezza
da parte dei mezzi di informazione:ed invece che ti combina oggi il "corrierone"
proprio
entrando
nelle
questioni
cattoliche?


Il “corriere della sera” odierno non smentisce la sua attuale natura e le sue idee contro la Chiesa Cattolica (bene fa il bergamasco Padre Livio Fanzaga a bacchettarlo spesso dai microfoni di radio Maria). Mi riferisco alla paginata su Tettamanzi ed i divorziati e le PRESUNTE scuse che il Cardinale avrebbe chiesto a costoro. Più nello specifico è veramente un capolavoro di MANIPOLAZIONE il titolo dato alla intervista ad Elisabetta Gardini,deputata padovana. L’ex presentatrice, che purtroppo vive il dramma della separazione(le malelingue dicono conviva con un altro uomo), dice CHIARAMENTE che non si oppone a quanto la Chiesa dispone in merito. La Gardini,con coraggio,ammette la sua situazione e non si sogna minimamente di contraddire o addirittura condannare la Chiesa(come invece si arrogano il diritto di fare molti divorziati che vivono situazioni di palese ADULTERIO), in nome di un malinteso senso di “modernità”,”progresso”,”accoglienza” e via cattocomunisteggiando. Ma questa è una storia vecchia,nota e arcinota. La cosa di cui vorrei parlare è la manipolazione strumentale che, il TITOLO dato a quella intervista, opera. A tutto danno dei lettori,della chiarezza e della stessa Gardini. La deputata veneta nell’intervista dice delle bellissime parole di sincera obbedienza alla Chiesa, che ella definisce giustamente “MADRE” ed aggiunge (testuale) : “la mamma tende la mano, è vicina a chi soffre, MA NON PU0’ RISOLVERE LEI IL PROBLEMA DEL FIGLIO. Lenisce il dolore,non lo cancella”. Nell’intervista vi sono altre belle affermazioni che -ripeto- nulla hanno a che vedere con il tono dell’intera pagina e soprattutto con il parziale titolo dato alla intervista. Intervista che consiglio di leggere nella sua integralità (anche perché dimostra come SI PUO’ vivere una situazione dolorosa senza dare colpe inesistenti alla Chiesa) e che ha per titolo: QUELL ’ OSTIA NEGATA MI FA SOFFRIRE. Mai titolo fu più fazioso e deformante. Ma i titolisti dell’Unità (di ieri e di oggi) si son trasferiti in Via Solferino?