martedì 18 dicembre 2007

La mozione di Carlo Giovanardi ed il discorso di Bruno tabacci

Riporto per intero la mozione di Giovanardi presentata al Consiglio Nazionale dell'UDC ed il discorso di Tabacci:

UDC

CONSIGLIO NAZIONALE
17-12-2007

Ordine del giorno


Il Consiglio Nazionale dell’UDC


constatato
che la crisi eclatante in cui versa il Governo Prodi e la sua maggioranza che non c’è più, sta sfasciando il paese,
ribadito
il forte impegno di opposizione dell’UDC in Parlamento e nel paese e riaffermata la propria identità culturale e valoriale non negoziabile e le sue proposte programmatiche necessarie e utili per la modernizzazione del paese,

ricordato
che il compito primario per l’UDC, emerso nel III° Congresso nazionale, è quello di mandare al più presto a casa il governo Prodi, concorrere per fare una nuova legge elettorale e operare immediatamente “per andare oltre l’UDC” e costruire un forte centro nell’area moderata in alternativa alla vecchia e alla nuova sinistra,

ricordato
che l’idea di costruire i Italia una forte e larga aggregazione popolare di centro europeo (ispirata al PPE) è un’idea antica che appartiene già alla storia del CCD e del CDU e che è stata poi ribadita e fatta propria nei documenti fondativi ufficiali della Dichiarazione comune di intenti (FI, CCD e CDU) nel 2000, del Biancofiore nel 2001 e dell’UDC nel 2002,

ricordato
che, ad onor del vero, il nostro partito è stato forse il primo ad archiviare incomprensibilmente l’idea e la prassi collaborativa della Casa delle libertà e ad opporsi, altrettanto incomprensibilmente, alla proposta più volte reiterata, di una federazione di PPE in Italia tra FI e UDC,

constatato
che di fronte alla crescente litigiosità e conflittualità presente all’interno della alleanza di centrodestra, è stata lanciata la proposta imprevedibile della formazione di un nuovo grande soggetto politico popolare, che si costituisca con procedure autenticamente democratiche e che si collochi, da subito, nel Partito popolare Europeo e ne costituisca la sezione italiana,

constatato
che in Italia il tentativo di costruire un nuovo centro democratico cristiano a sinistra è clamorosamente fallito e la nascita, a sinistra, del PD rappresenta, alla fin fine, il suicidio definitivo della tradizione democratico-cristiana che va a sinistra e il tentativo mal riuscito di unificare due identità culturali sconfitte dalla storia, quella ex comunista, statalista e laicista e quella del cosiddetto cattolicesimo democratico “adulto”,

messo in risalto
che probabilmente fallirà, o è già fallito, anche il tentativo di costruire un piccolo centro consociativo e dalle “mani libere” inteso come politica “dei due forni” e luogo della mediazione infinita e impossibile, della incapacità decisionale o se si vuole del più cinico pragmatismo,

ribadito
che per difendere invece l’identità e la cultura del nostro popolo, oggi minacciate, e per modernizzare veramente il paese c’è bisogno più che mai di un grande partito popolare di ispirazione cristiana e di cultura liberaldemocratica.

impegna
il Partito ad aprire una approfondita riflessione al suo interno, in tutti i livelli periferici e nella società per affrontare insieme questa nuovo sfida culturale e politica,

ribadito
che un’identità culturale forte ed un programma altrettanto ricco e utile al paese, debba non perseguire l’autorefenzialità suicida e possa invece iscriversi pienamente nel nuovo processo politico che nasce e ne possa rappresentare anzi, la frontiera avanzata,

ribadito
che nel soggetto politico costituente vi è un ampio spazio per mettere in campo una vera riorganizzazione culturale e politica dei moderati, riformatori e dei popolari-liberali che sappia esplicare nell’azione politica una prudente sollecitudine per il bene comune e inaugurare, nel paese, una nuova ed inedita stagione di “buona politica”,

invita
il partito a studiare tutte le forme e i modi per concorrere alla formazione di un nuovo grande soggetto politico popolare, che si costituisca con procedure autenticamente democratiche, ripudiando sia la logica della “annessione” sia quella dell’”allargamento” di soggetti già esistenti e che si collochi, da subito, nel Partito Popolare Europeo e ne costituisca la sezione italiana.



Ho letto cose interessanti: il discorso di Bruno Tabacci al Consiglio Nazionale Udc del 17 dicembre


Ho letto cose interessanti in questi giorni. Ho letto Berlusconi che attacca Casini, Cesa che critica Berlusconi, Cicchitto che gli risponde che avanti così l’Udc resterà senza voti. Ed ho sentito tante volte Casini dire che questo bipolarismo va superato perché non funziona, perché dà troppo spazio alle estreme. Bene, bravo Pier Ferdinando. Sono completamente d’accordo con te.

Ti ho sentito rivendicare che dici queste cose da un anno e mezzo. Giusto, è la verità e nessuno te la può contestare. Come sono sicuro anche che tutti, tutti, ricordano qui dentro che queste cose le dicevo io già nella passata legislatura: tre anni fa? Sì. Quattro? Sì. Lo ricordate? Volete guardare qualche mia intervista del 2004? E allora ero davvero solo nel dirlo. Era difficile dirlo perché stavamo al governo e tu avevi una responsabilità nei confronti del paese, Pier, e io lo capisco. E anche Buttiglione, Tassone e diversi altri tra voi. In parte vi capivo e vi capisco.

Anch’io avevo un incarico, ero presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, sentivo su di me quella responsabilità ed ho cercato di portare a termine il mio incarico al meglio occupandomi tra l’altro del nucleare già nel 2002, della legge sul risparmio, di assetti istituzionali, ho contrastato la legge Gasparri e le leggi ad personam che sono state le principali cause della rottura del rapporto tra il Paese e quella maggioranza. E appunto tra tacere per la disciplina di partito o peggio ancora di coalizione e parlare nell’interesse del Paese – perché di fronte al Paese vedevo chiaramente che quel bipolarismo, anche con noi al governo, era lo stesso arnese inservibile che ora tu Pier giustamente condanni e vuoi archiviare – ebbene non ho avuto dubbi e non li avrei nemmeno ora: ho parlato e lo farei ancora, perché prima chiudiamo quella stagione e prima il Paese smette di arrancare.

Dal 1996 al 2006 l’Italia è cresciuta la metà dell’Inghilterra, gli inglesi del 2,84% l’anno in media, noi dell’1,40%. Siamo cresciuti mediamente un punto in meno ogni anno degli altri principali Paesi europei: e in questo decennio hanno governato gli altri ma abbiamo governato anche noi. Il tasso di attività italiano, cioè il rapporto tra forza lavoro effettiva e popolazione in età lavorativa a fine 2006 si è attestato sul 62,7% quando la media dell’Europa a 27 – comprendente dunque Paesi che fino a poco fa consideravamo quasi con snobismo – è del 70,2%. Il tasso di occupazione, cioè il rapporto tra occupati e popolazione in età lavorativa in Italia è al 58,4%, nell’Europa a 27 al 64,4%.Caro Pier credo di aver dato allora un contributo a questo Paese e a questo partito dicendo le cose come stavano. E se non ci sbrighiamo a prenderne atto non è più un problema di Udc, Pdl o Pd. E’ un problema drammatico per gli italiani.

Ora Pier non sto facendo altro che continuare su quella linea. Vedo che la stai seguendo anche tu, sei solo un po’ più indietro. Non prudente. Incerto, come due mesi fa, quando mi dicesti Pier, convinto che si stava per andare ad elezioni anticipate, che dovevamo ricucire con il Cavaliere. E io ti dissi che non mi sarei ripresentato. E allora perché dovrei tacere? Perché il Manifesto di Subiaco dovrebbe starsene zitto? Il segretario Cesa ha scritto che azzera gli incarichi perché “recenti prese di posizione, amplificate dai mass media, di autorevoli esponenti del partito, hanno annunciato adesioni individuali o collettive a nuove quanto imprecisate formazioni politiche”.Non me ne importa niente degli incarichi, anche perché Pier, come sai, non te ne ho mai chiesto uno. E infatti non l’ho avuto. In cambio ho solo preteso la libertà di svolgere il mio ragionamento politico, cercare di offrire un contributo, il mio contributo, al partito e soprattutto a quella larga fetta di italiani che ragionano col buonsenso e che vorrebbero votare al centro se solo glielo dessimo un polo di centro.

Ora Pier, dopo quella lettera di Cesa, l’azzeramento degli incarichi, la richiesta di tacere, sono io a farti una richiesta: posso ancora parlare? Il Manifesto di Subiaco che Cesa ha accolto nel documento conclusivo del congresso ha ancora diritto di parola? Non hai detto tu, solo sette giorni fa, all’Università Lateranense che un dibattito democratico nel partito è un fatto positivo? Allora, poiché voglio continuare a crederti, mi sento autorizzato a continuare a parlare. E con la stessa franchezza con cui parlavo quattro anni fa, tre anni fa, ieri, con i fatti che poi mi hanno dato ragione, oggi voglio dirti che questo partito, così com’è, è finito. E’ finito se vuole ambire davvero a rappresentare quella larga fetta di italiani che ragionano col buonsenso, è finito se vuole accettare la sfida di rinascere in qualcosa di nuovo e più grande senza più dover andare a chiedere sostegno a Berlusconi come in passato o senza dover cominciare a farlo da Veltroni per il futuro. Non è finito se finora hai scherzato Pier, se pensi che tutto sommato quella larga fetta di italiani non debba essere rappresentata da noi, se pensi che il nostro 6,7% delle ultime elezioni sia il massimo che possiamo ottenere e che di quello ci dobbiamo accontentare. Se ritieni che di più sia troppo, che poi sia faticoso chiedere ad un partito grande, capace di rappresentare un polo di centro alternativo agli altri due e di sfidarli per il governo dell’Italia da pari a pari, di lasciar parlare solo il segretario, di stare zitto, allora l’Udc non è finito. Semplicemente si consumerà giorno dopo giorno. Magari durerà un paio d’anni ancora e qui tutti continueranno a ballare sul Titanic, ma alla fine si consumerà.

Io tra queste due opzioni la mia scelta l’ho già fatta Pier: voglio dare il mio contributo perché questo Paese sia governato finalmente con buonsenso, dal centro. Tu sei il leader però e nessuno l’ha mai messo in discussione questo, per cui ora sei tu che devi scegliere.Ho letto e ti ho sentito dire più volte in televisione che vorresti che Pezzotta stesse con noi. Gli avete perfino offerto la vicesegreteria a Chianciano. Avevo pensato a uno scherzo. Pensavate che l’avrebbe accettata? E mettiamo che l’avesse accettata. Ora sarebbe azzerato. Se Luca Montezemolo decidesse di entrare in politica lo farebbe prendendo la tessera dell’Udc? Caro Lorenzo potresti azzerare anche lui. Chi entra in un partito che azzera? Eppure ho letto ancora l’altroieri Buttiglione dire alle agenzie “C’è voglia di una cosa nuova, una cosa bianca? La faremo noi, ma non sciogliendo l’Udc ma aprendola nei tempi e nei modi giusti, non a singole personalità ma a pezzi di società che guardano a noi: il mondo cattolico e il meglio del mondo dell’impresa”. Li vedo far la fila per entrare nell’Udc.Ho letto ancora ieri Ronconi dire all’Ansa che “Immaginare oggi nuove aggregazioni o confluenze con nuovi partiti, prima che sia approvata una nuova legge elettorale, significa avere la stessa vocazione dei tacchini a Natale”.

E so che spesso Ronconi parla alle agenzie per dire quello che si pensa di dire ma si preferisce che dicano altri. Perché se poi Ronconi si sbaglia domani si potrà sempre dire: che volete? Quelle cose le ha dette Ronconi.Ebbene io penso che se non ci attrezziamo da subito per costruire la Cosa nuova che serve al Paese siamo tutti tacchini natalizi. Lasceremo che ci allevino ancora un anno o due e poi arriverà il nostro Natale, quello in cui finiremo cucinati.Perché è chiaro che se noi diciamo che vogliamo solo la legge elettorale e che se ce la daranno allora probabilmente faremo la Cosa bianca, possiamo metterci in testa fin da subito che la legge elettorale non l’avremo. Veltroni e Berlusconi hanno il terrore della Cosa bianca, come ha scritto anche ieri il professor Sartori sul Corriere, e se gli diciamo che la faremo solo se ci danno la legge elettorale alla tedesca secondo voi cosa fanno, ce la danno?Ecco perché dobbiamo farla indipendentemente dalla legge elettorale Pier. Dobbiamo farla subito perché è giusto, perché è arrivato il momento di farla per le ragioni che ricordavo prima. Facendola avremo più forza per chiedere anche la nuova legge elettorale. Per farla però dobbiamo abbandonare il nostro orticello e metterci in cammino insieme ad altri per conquistare un terreno molto più grande. Accettando i rischi che questo comporta ma con la consapevolezza di fare una battaglia giusta per il Paese.

Caro Pier, come vedi non c’è nulla di pericoloso o sovversivo in questi miei consigli. Sono i consigli del grillo parlante, come mi hai definito tu una volta. Come sai il grillo parlante avrebbe dovuto essere ascoltato un po’ di più da Pinocchio. Se me lo consenti comunque più che il grillo parlante in questi anni ho fatto per te e per questo partito l’apripista. Ti ho preparato il terreno Pier, indicato la strada, limato le curve, spianato gli ostacoli, e non devi nemmeno preoccuparti se qualche volta, come capitava ad un giovanissimo e ancora sconosciuto Ingemar Stenmark quando faceva l’apripista nelle gare dei mondiali di sci, qualcuno ha provato a prenderci i tempi e si è accorto che l’apripista andava più veloce dei grandi campioni. Tu sei più giovane di me. Sei tu che ambisci a diventare il nuovo campione e ne hai tutti i mezzi. Per te, però, è arrivato il momento di correre. Quest’area a cavallo tra il Partito Democratico e il Partito di Berlusconi, a cavallo tra i due schieramenti, un’area che va da Di Pietro a Mastella ai margheritini che non si riconoscono nel partito di Veltroni, va delineata. Per questo ti chiedo, vi chiedo, di uscire da questa logica degli opposti estremismi.

Contrapporre me a Giovanardi per dire che il grosso del partito è al centro è meglio evitarlo. Anche su questo attacco a Di Pietro inviterei tutti ad uscire dalla retorica di Mani Pulite. Non c’è bisogno della caserma. Attendo risposte, ma credo che possiamo ancora lavorare assieme per aggregare voci diverse.

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